Duemila
anni fa un angelo annunziò ai pastori la buona novella della nascita
del Bambino Gesù. Luca riferisce: “Appena gli angeli si furono
allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro:
Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il
Signore ci ha fatto conoscere.
Andarono,
senza indugio ... '' e adorarono il Messia, il loro Salvatore. Anche
noi possiamo vivere la stessa esperienza dei pastori perché nella
Santa Eucaristia il Signore ci ha lasciato l'inconcepibile regalo
della Sua presenza.
Quanto
Dio ci rende facile incontrarlo personalmente! Dobbiamo solo
entrare in una chiesa. “Egli, che ha creato tutto il
mondo e con il suo Preziosissimo Sangue ha lavato i miei peccati, è
presente qui nel tabernacolo. Non è un'immaginazione: il Dio vivente
è veramente presente. Posso comprendere la maestà di Dio, ma non la
Sua umiltà”: confessò la
santa Madre Teresa riguardo al mistero della presenza di Dio in una
piccola ostia. Non stupisce che i Santi siano
innamorati del Santissimo Sacramento!
Quando
il fondatore della Congregazione del Santissimo Sacramento, san
Pierre Julien Eymard (1811-1868), giunse a Parigi, vi abitò in
condizioni poverissime. Gli mancava quasi tutto, ma se qualcuno
mostrava di avere compassione di lui, deciso rispondeva: "Il
Santissimo è qui, è tutto ciò che mi serve”. E invitava
tutti coloro che chiedevano il suo aiuto e la sua consolazione ad
andare davanti al tabernacolo: "Troverete tutto
nell'Eucaristia, la forza della parola, la saggezza e
il miracolo, Si, anche i miracoli. L'Eucaristia è la più alta
rivelazione dell'amore di Gesù. Essa può essere superata
solo in Cielo”.
Santa
Caterina da Genova (1447 – 1510), la grande teologa del purgatorio,
disse: "Il tempo che passo davanti al tabernacolo è il
meglio speso della mia vita”. È vero, lo comprendiamo perché
quando preghiamo permettiamo a Dio di operare dentro di noi. Per noi
cristiani, iperattivi nella società di oggi, non è facile credere
che il tempo passato davanti all'Eucaristia sia davvero quello meglio
usato. Anche Madre Teresa affrontò questa difficoltà. Il
postulatore del suo processo di beatificazione e di canonizzazione,
Padre Brian Kolodiejchuk MC, nel bestseller da lui curato: “Dove
c'è amore, c'è Dio”, racconta che nel 1973, durante un capitolo,
una suora chiese: "Madre, vorremmo avere un'ora di adorazione
Ogni giorno". La prima reazione della madre fu: "Non è
possibile, abbiamo troppo lavoro: i malati, i morenti, i lebbrosi, i
bambini !”.
Le
suore poi però fecero una prova: "Da allora abbiamo un amore
più grande e profondo per Gesù e un affetto più grande e
disponibile fra noi. Ancora di più: l'adorazione ha portato una
maggiore comprensione verso i poveri. Capiamo meglio le loro
sofferenze e ciò che potrebbe servire
loro. Anzi ancora: abbiamo tante meravigliose vocazioni dico
sempre: è il frutto dell'adorazione, viene dalla
presenza di Cristo, dalla nostra adorazione”.
Il
Santo Papa
Giovanni Paolo II ci ha lasciato una testimonianza toccante. Il
cardinale AndrZe Deskur (1924-2011), che aveva conosciuto Karol
Wojtyla quando era studente, racconta:
"Quando Karol era in cappella, lo si sentiva parlare come se si
intrattenesse con un altra persona”.
Da
sacerdote, da vescovo e infine da papa passava molte ore in ginocchio
davanti al Santissimo.
Egli
stesso confermò:
“Per vivere dell'Eucaristia, bisogna passare molto tempo davanti al
Santissimo Sacramento. Questa esperienza io la faccio ogni giorno. Lì
trovò la forza, la consolazione e il sostegno”.
Giovanni
Paolo II dimostrò la sua stima e il suo amore per il Signore
Eucaristico durante l'ultima processione del Corpus Domini da lui
guidata il 10 giugno 2004. Poiché non riusciva più a camminare, fu
necessario fissare la sua poltrona alla piattaforma del veicolo
appositamente preparato per la processione. Davanti al Papa, al di
sopra
dell'inginocchiatoio, era posto l'ostensorio con il Santissimo
Sacramento. Il cerimoniere mons. Konrad Krajewski racconta:
"Durante la processione il Pontefice si è rivolto a me in
polacco, chiedendo di potersi inginocchiare. Sono rimasto imbarazzato
da tale domanda, perché fisicamente il Papa non era in grado di
farlo. Con grande delicatezza ho suggerito
l'impossibilità di inginocchiarsi, poiché la macchina oscillava
durante il percorso, e sarebbe
stato
molto pericoloso compiere un gesto simile. Il Papa ha risposto con il
suo famoso dolce “mormorio”. Trascorso un po' di tempo ha
ripetuto di nuovo: Voglio inginocchiarmi, e io, con grande difficoltà
nel dover ripetere il rifiuto, ho suggerito che sarebbe
stato più prudente tentare di farlo nelle vicinanze di Santa Maria
Maggiore, e di nuovo ho sentito
quel “mormorio”. Tuttavia, dopo qualche istante ha esclamato con
determinazione, e quasi gridando, in polacco: - Qui
c'è Gesù! Per favore… - Non era più possibile contraddirlo.
Abbiamo cominciato
ad aiutarlo a inginocchiarsi. Lo abbiamo fatto con grande difficoltà,
e quasi lo abbiamo messo di peso sull'inginocchiatoio.
Il Papa si
aggrappava al bordo dell'inginocchiatoio e cercava di sorreggersi
... Abbiamo assistito a una grande dimostrazione di fede”.
Come
eredità del suo operato episcopale, il cardinale Joachim Meisner ha
lasciato alla sua arcidiocesi la pratica dell'adorazione perpetua. In
un ostensorio, al “Maternushaus” di Colonia, il Signore è
esposto giorno e notte. Per quanto gli è possibile, il cardinale
stesso si ferma lì in preghiera tra i fedeli. Durante la sua omelia
di congedo, nel duomo di Colonia, il 9 marzo 2014, ha detto: "Un
uomo in ginocchio davanti a Dio è qualcosa di grandioso. Chi adora
sta al posto giusto e comprende le proporzioni e la misura della
realtà. Egli conferma di essere un essere umano e non Dio. È pura
realtà e giustizia. L'adorazione è il principio di ogni
sana
umana consapevolezza. Ma dove l'uomo si inginocchia per adorare, li
viene santificato, li sale di livello”.
Lasciamoci
edificare dalle testimonianze che seguono e decidiamo di iniziare con
zelo ad adorare il Signore. Tutta la nostra vita cambierà. Per
quanti tra voi, cari lettori, che hanno ancora poca esperienza
dell'adorazione silenziosa, all'interno di questo numero della
rivista, in un pieghevole, inseriamo un testo di sant'Antonio Maria
Claret (1807 – 1870) con degli spunti su come usare bene il
silenzio davanti al Signore. La Madonna, la più grande adoratrice,
prenderà per mano chiunque le chiederà di insegnargli ad adorare
Suo Figlio.
Il
Gesù Bambino di Manzaneda
Il
20 aprile 1903 un'intera comunità parrocchiale, che non praticava
più la fede, fu convertita da un'apparizione del Bambino Gesù
nell'Ostia. Il villaggio di Manzaneda fa parte della diocesi di
Astorga nel nord della Spagna. All'epoca gli abitanti del luogo erano
in lite con il parroco, don Pedro Rodriguez, che aveva addirittura
abbandonato la sua comunità e si era stabilito a San Martino, un
villaggio limitrofo. La situazione era grave e il rispetto verso i
preti era scomparso del tutto. Fu allora che il vescovo di Astorga
pensò che una missione avrebbe potuto calmare le anime sconvolte e
inviò a Manzaneda due redentoristi, p. Mariscal e p. Romero.
Ecco
un estratto del racconto di p. Mariscal: “Al nostro arrivo non
fummo ricevuti festosamente dalla popolazione. Gli abitanti non si
curavano di noi e avevano deciso di non frequentare le nostre omelie.
Con fiducia nell'aiuto di Dio, iniziammo la missione nel vicino
villaggio di San Martino e non nella parrocchia. Solo pochi fedeli
dai casali vicini accompagnavano i propri figli alla missione, da
Manzaneda però nessun partecipante. Finché giunse il 20 aprile
1903, festa del patrono della diocesi, san Turibio Vescovo di
Astorga. I ragazzi, la mattina, avevano ricevuto la loro Comunione.
Li esortai a chiedere intensamente al caro Gesù la conversione dei
loro genitori e parenti. Essi seguirono il mio consiglio e l'Amico
divino dei fanciulli, pieno di misericordia, esaudì la loro
preghiera. Per la sera di quel giorno era stabilita una solenne
celebrazione di perdono davanti al Santissimo. Io avrei dovuto tenere
l'omelia, ma divenni rauco senza più un filo di voce.
Incaricai
il mio confratello, p. Romero, di predicare. Contro ogni aspettativa
erano presenti molti adulti, anche se non per sentire la Parola di
Dio, bensì per vedere la splendida illuminazione preparata per la
festa. La maggior parte seguiva malvolentieri e con scherno l'omelia.
All’improvviso
la chiesa fu inondata da un tale fulgore che le 200 candele che
avevamo acceso scomparirono. Sembrò essere entrata la luce del pieno
sole. La gente balzò in piedi. Dritti fissavano immobili l'altare
assistendo al miracolo che accadeva. Nel grande silenzio, una bambina
di sei anni, Eudoxia Vega, con voce chiara, esclamò dalla porta:
Voglio vedere anch'io il Bambino!'.
Cosa
era accaduto? Cosa vedeva la gente? Faccio fatica a descriverlo.
Iniziai a predicare dal pulpito e nello stesso momento la mia
raucedine scomparve. La mia voce, prima così debole, acquistò una
forza che non avevo mai avuto prima in vita mia.
Non
so più cosa dissi. Sentivo però che qualcuno parlava dentro di me.
Era lo stesso Salvatore divino citai il profeta Isaia e nell'Ostia
esposta solennemente fu all'improvviso visibile l'immagine di un
bambino dai capelli biondi, che all'inizio aveva la stessa grandezza
della particola. Poi si videro anche le sue braccia e infine tutto il
corpo. Il piccolo Gesù uscì dall'Ostia e si mise con le braccia
aperte davanti all'ostensorio, quasi volesse abbracciare tutti i
bambini della parrocchia, che si erano inginocchiati davanti
all'altare.
Il
petto del Bambino Gesù, pieno di luce, era aperto e si vedeva il suo
Cuore. Sulle mani e sui piedi aveva le stigmate dalle quali usciva
sangue. Indossava un vestitino bianco ricamato con fiori viola e lo
splendore della sua apparizione superava la luce delle 200 candele.
Rimase visibile per venti minuti, mentre io predicavo alla comunità.
Il parroco, don Pedro, che era davanti all'altare, vide
all'improvviso il Bimbo con il cuore che perdeva sangue e trovandosi
al cospetto del suo Signore sentì le ginocchia tremargli fortemente
per lo sgomento e l'emozione. Sollecitai i ragazzi a chiedere perdono
a Gesù per i propri genitori e parenti. Tutti si alzarono in piedi
con le braccia aperte, ma non riuscirono a ripetere le parole che
pronunciavo perché erano in estasi!
Gli
adulti invece risposero all'unisono alla mia esortazione e insieme
ripeterono le mie parole. Con una promessa solenne, come nel passato
il popolo di Dio nel deserto, strinsero un'alleanza di fede con il
loro Dio. Infine chiesi al parroco di impartire la benedizione con il
Santissimo. Nel momento in cui stava per togliere l'Ostia
dall'ostensorio per riporla nel ciborio, tremò talmente che non fu
in grado di toccarla. Qui si verificò il secondo miracolo. Sembrò
che l'Ostia diventasse viva. Maestosamente si elevò da sola e scese
nel ciborio che don Pedro ripose nel tabernacolo. Egli poi si ritirò
in sagrestia. La gente, però, non voleva uscire dalla chiesa,
dovetti ordinare di tornare a casa.
Quando
la sera tardi le campane, dando il segnale del perdono, esortarono
gli adulti che vivevano in discordia a comporre le controversie e a
riconciliarsi, tutti gli abitanti di Manzaneda vennero a trovare il
loro parroco a San Martino. In ginocchio Supplicarono don Pedro
Rodriguez di perdonare le loro offese e di tornare a vivere in paese
con loro.
Come
fummo contenti, noi missionari, del cambiamento avvenuto in
parrocchia!
La
mattina dopo, al momento di celebrare la Santa Messa, fui costretto a
farmi largo per raggiungere l'altare. Tutti i parrocchiani, nessuno
escluso, si confessarono in uno stato straordinariamente buono.
L'ultimo giorno della missione la distribuzione della Comunione durò
circa tre ore perché da tutti i dintorni erano giunti fedeli per
ricevere la santa Eucaristia all'altare dell'apparizione.
Era
il 27 aprile: feci cantare un solenne Te Deum come ringraziamento per
la conversione di tutta la parrocchia. Che miracolo! Nell'istante in
cui intonammo la lode, il Bambino Gesù apparve nuovamente
nell'Ostia, come la prima volta, nella figura di un ragazzino di sei
anni. Ora il Bambino non aveva più le stigmate e i fiori viola sul
suo vestitino erano scomparsi. Il suo volto era raggiante ed
esprimeva gioia celestiale.
(Ostensorio originale del miracolo eucaristico, presente ancora oggi nel museo della parrocchia)
Poco
tempo dopo il vescovo pubblicò sulla Gazzetta ufficiale della
diocesi il risultato di un'inchiesta da lui ordinata: “L'apparizione
del Bambino Gesù a Manzaneda è un fatto che non lascia alcun
dubbio”. Gli abitanti erano talmente convinti dell'autenticità
del miracolo, che tutti gli uomini si riunirono in una confraternita
eucaristica per pregare a turno, di giorno e di notte, davanti al
Santissimo. Ma il segno più grande dell'autenticità
dell'apparizione del Bambino Gesù è nel fatto che tutta la
comunità, prima piena di odio contro la religione e i sacerdoti,
cambiò di colpo diventando zelante, riconciliata e piena di fede.
Fonti:
Maria Haesele, “Eucharistische Wunder aus aller Welt”,
Christiana-Verlag Stein am Rhein; Don Magin Jose de Prada Rodriguez,
pochi anni fa parroco di San Martino in Manzaneda.
Tratto
da “Trionfo del Cuore” -
Sia
Lodato e Ringraziato! - Famiglia di Maria - Novembre
-Dicembre 2016 – n° 40.
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