1.
La Suocera di Simone (Mc 1,29-32)
"E,
usciti dalla Sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di
Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone
era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli,
accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò
ed ella si mise a servirli".
Iniziamo
queste riflessioni sulle guarigioni delle malattie che fa Gesù, dal
Vangelo di San Marco. La prima guarigione che incontriamo è la
guarigione della suocera di San Pietro che era colpita dalla febbre.
Il Signore inizia all'interno di un focolare domestico; la sposa di
Pietro sicuramente fu molto riconoscente. Nella Cappella Sistina nel
dipinto sulla creazione dal contatto del dito di Dio con il dito
dell'uomo scaturisce l'espressione della vita per tutta l'umanità;
qui in San Marco, nell'intimità della famiglia, dal contatto della
mano di Cristo con la mano della malata scaturiscono la guarigione e
la salute, l'affetto e la gratitudine come preludio della stessa
Risurrezione del Signore. Così lo deve aver raccontato Pietro a
Marco: ella si mise a servire, ed è così che la riconoscenza di chi
è stato salvato da Cristo non può che tradursi nel servizio a Gesù
Cristo.
2.
Guarigione di un lebbroso (Mc 1:40-45)
"Allora
venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: Se
vuoi, puoi guarirmi!. Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e
gli disse: Lo voglio, guarisci!. Subito la lebbra scomparve ed egli
guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: Guarda
di non dir niente a nessuno, ma va, presentati al sacerdote, e offri
per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a
testimonianza per loro. Ma quegli, allontanatosi, cominciò a
proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più
entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi
deserti, e venivano a lui da ogni parte."
Diciamo
che volere è potere, ma tante volte ci sbagliamo. Solo in Gesù
volere è davvero potere. Oltre alla malattia fisica, il Signore
guarisce l'emarginazione sociale e dà una nuova convivenza all'uomo
separato dal proprio popolo. I suoi miracoli sono cosa pubblica e
hanno delle risonanze nella vita sociale. Ed è una nuova opinione
generale che genera: non poteva entrare in nessun paese perché la
sua fama lo precedeva. Lui ha guarito anche noi. L'annuncio al mondo
della nostra guarigione ha generato quest'accordo generale fra la
gente in tale maniera che tutti si gettino ai piedi del Signore come
l'unico che salva? Si parla della salute della terra e del fatto che,
assieme alla sua malattia, va comparendo anche quella di noi tutti.
L'unico che può guarire la terra nel suo ecosistema è Gesù Cristo
perché è l'unico che può fare sì che gli uomini smettiamo di
distruggere il nostro pianeta, sia mediante la devastazione delle
risorse naturali, sia mediante la polluzione dei residui radioattivi
e simili da parte delle grandi potenze. Lui è l'unico che può
guarire questa nuova lebbra, tramite il grande precetto di amarci
davvero gli uni gli altri.
3.
Il Paralitico (Mc 2,1-12)
"Ed
entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in
casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche
davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
Si
recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non
potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla,
scoperchiarono il tetto nel punto dov`egli si trovava e, fatta
un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico.
Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti
sono rimessi i tuoi peccati".
Seduti
là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: "Perché
costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non
Dio solo?".
Ma
Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano
tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori?
Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i
peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora,
perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di
rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi
il tuo lettuccio e va a casa tua".
Quegli
si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e
tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai
visto nulla di simile!""
L'Organizzazione
Mondiale della Sanità, definisce la salute come un benessere fisico,
mentale e sociale. Il legame con il benessere fisico del mentale e
del sociale è del tutto necessario. Cristo lo sa perfettamente: tra
il perdono dei peccati e la guarigione del paralitico c'è un nesso
profondo.
I
mali, le infermità, i dolori affliggono l'uomo in tutta la sua
persona, ma ancora di più la fonte di tutti i mali è in quel
disagio totale della persona, che si chiama peccato.
E'
una verità che sembrerebbe estranea alla mentalità attuale, anche
se si può notare che sembra ricorrente oggi più che mai.
C'è
un legame tra il peccato ed il male fisico, non necessariamente tra
ogni singolo individuo, bensì con l'intera umanità. In questo
consiste la Redenzione che Cristo viene a offrirci, cioè togliere
totalmente il male del mondo. E' questo il senso della Resurrezione,
è cioè l'alzarsi del paralitico dal suo giaciglio e andare a vivere
nella sua vera casa che sta per costruirsi nel suo futuro assoluto.
4.
Il rattrappito (Mc 3,1-6)
"Entrò
di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita,
e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi
accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti
nel mezzo!". Poi domandò loro: "E` lecito in giorno di
sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?".
Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione,
rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo:
"Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata. E i
farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro
di lui per farlo morire."
Il
tempo libero è molto importante nella società attuale, però la sua
importanza si fonda su quella libertà necessaria per incontrarsi con
Dio e con gli altri; l'importante è che sia tempo sacro e quindi
libero veramente. Spesso siamo menomati per convenzioni che la
cultura attuale del consumismo ha introdotto e dobbiamo avere la
libertà di tendere la mano ed essere umani: incontrarci con Dio e
con i fratelli. Questo è il senso del giorno di festa: il giorno nel
quale anche se non si lavora, non dobbiamo perdere il tempo, perché
abbiamo la capacità di costruirlo nella libertà, aprendoci
soprattutto all'orizzonte infinito di Dio, per le necessità dei
nostri fratelli. Dobbiamo recuperare il senso profondo della
sacralità del tempo."
5.
La figlia di Giairo e l'emorroissa (Mc 5, 21-43)
"Essendo
passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta
folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi
della sinagoga, di nome Giairo, il quale, vedutolo, gli si gettò ai
piedi e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli
estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva".
Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva
intorno.
Or
una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto
sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi
senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù,
venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva
infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello,
sarò guarita". E subito le si fermò il flusso di sangue, e
sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
Ma
subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò
alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?". I
discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe
attorno e dici: Chi mi ha toccato?". Egli intanto guardava
intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna
impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si
gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: "Figlia,
la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita dal tuo male".
Mentre
ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli:
"Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?".
Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non
temere, continua solo ad aver fede!". E non permise a nessuno di
seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e
gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: "Perché fate
tanto strepito e p piangete? La bambina non è morta, ma dorme".
Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé
il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed
entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse:
"Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico,
alzati!". Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare;
aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù
raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e
ordinò di darle da mangiare."
La
malattia, tanto della bambina come dell'emorroissa, parla già di
morte e la morte si impone con tutta la sua terribile realtà. San
Marco ci ha fatto toccare questa plasticità e la veridicità del
racconto sembra quasi farci essere presenti e partecipare degli
eventi narrati. E ci aiutano ad ascoltare Gesù che ci chiede la
fede. Perché senza la fede non possiamo capire questi miracoli, che
ci portano non solo a costatare che sia avvenuta la guarigione
dell'emorroissa e la resurrezione della figlia di Giairo, ma anche
che ci dobbiamo mettere di fronte ad una scelta di fede per giungere
ad una nostra propria guarigione e resurrezione.
Oltre
a ciò, San Marco in questo genere di miracoli ci pone di fronte alla
realtà della resurrezione propria di Cristo nostro Signore, non come
qualcosa di lontano che domina un fatto nebuloso della storia, ma
come la ragione di essere di tutta la nostra esistenza.
Cristo
è resuscitato, per questo resuscita e cura, e per questo ci cura e
ci resusciterà. Questo doppio miracolo non ci può lasciare semplici
spettatori, perché è avvenuto per coinvolgerci nella sua dinamica
ed immergerci nella più profonda fede in Cristo il "resuscitato",
che è tale perché ci resuscita.
Questa
è la prospettiva per poter capire i miracoli delle guarigioni. E' la
presenza della parola di VITA di fronte alla desolazione della MORTE,
e la vittoria della PAROLA, il Cristo, sul nostro proprio mutismo,
la morte.
E'
l'attualità della gioiosa novità dell'annuncio-chiave di tutto il
Vangelo: siamo risuscitati in Cristo risuscitato.
6.
Il sordomuto (Mc 7, 31-37)
"Di
ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso
il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli
condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo
in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con
la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo,
emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!".
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua
lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a
nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e,
pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i
sordi e fa parlare i muti!""
Gesù
si conforma al linguaggio del sordomuto per farsi comprendere da lui.
Gli tocca le orecchie e la lingua, perché con il tatto possa
comprendere che meraviglia va ad operare. La comunità primitiva
rimase tanto impressionata da questo miracolo che in seguito gli
diede tutto un significato profondo, in maniera che incorporò
l'azione di Cristo nel rito del Battesimo, dove il ministro tocca le
orecchie del battezzando e la sua bocca , per significare che udrà
la Parola di Dio e potrà pronunciare la sua lode.
Nel
sordomuto la Chiesa - nel suo commentario liturgico - ha visto
l'umanità che è sorda alla Parola di Dio, e che non può
pronunciare la sua lode. E' necessario che Dio affermi la sua forza
liberatrice con il Battesimo, perché l'umanità possa di nuovo
ascoltare le meraviglie che il Signore ha riservato a tutti. Ed è
necessario anche che si sciolga la lingua, perché si possa dare
testimonianza di tutto ciò.
7.
Il cieco (Mc 8, 22-26)
"Giunsero
a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo.
Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e,
dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli
chiese: "Vedi qualcosa?". Quegli, alzando gli occhi, disse:
"Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano".
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide
chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. E lo rimandò
a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio"."
Ecco
un altro dei miracoli di guarigione nel quale Cristo Nostro Signore
impegna azioni tangibili verso colui che deve essere guarito. La
gradualità può essere la gradualità nella fede; tanto più cresce,
tanto più si realizza il miracolo in lui. E, in quanto alla
sensibilità, ci ricorda quella che chiamiamo religiosità popolare,
nella quale vediamo segni, tocchiamo, udiamo, palpiamo. E' tutta la
persona ad essere interpellata per la fede, ed è tutta la persona ad
impegnarsi Non crediamo solo in una maniera intellettuale, ma anche
con tutta la personalità fisica, psichica, mentale e sociale. Dio,
l'invisibile, si è fatto visibile in Cristo, e questa visibilità si
tocca anche nei miracoli che Cristo fa per dare la salute e che San
Marco narra con tanta vivacità.
8.
Molte guarigioni presso il lago (Mt 15, 29-31)
"Allontanatosi
di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte,
si fermò là. Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé
zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai
suoi piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel
vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che
camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di
Israele."
Si
tratta di una rivelazione di Gesù Cristo come il Messia ai popoli
pagani. Questo è il senso di "salire al monte" . Nel
linguaggio biblico è sul monte che si percepisce la rivelazione e la
presenza di Dio. L'azione del Messia è di liberarci dal peccato e
dalle sue conseguenze, come le infermità; è per questo che l'epoca
messianica si inaugura con guarigioni di vario tipo e culmina nella
resurrezione.
Non
è che l' infermità si debba in questa o in quella persona ad un
determinato peccato commesso, se non che, in generale, le infermità
si riferiscono alla situazione di peccato in cui si trova l'umanità,
sin dal peccato del primo uomo.
Ora
siamo stati liberati in Cristo. Se tuttavia sussistono ancora le
infermità, queste hanno un'altra connotazione. Sono forze positive
che si uniscono alla Croce di Cristo per portare la Resurrezione.
Questa ci incita a lottare per far scomparire del tutto le malattie
ed arrivare così a quella salute che Cristo ci offre.
Anche
la morte sparirà, grazie alla resurrezione di Cristo.
9.
Guarigione del servo del centurione (Mt 8, 5-13)
"Entrato
in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:
Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre
terribilmente. Gesù gli rispose: Io verrò e lo curerò. Ma il
centurione riprese: Signore, io non son degno che tu entri sotto il
mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.
Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e
dico a uno: Fa' questo, ed egli lo fa."
All'udire
ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In
verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così
grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente
e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei
cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre,
ove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al
centurione: "Va', e sia fatto secondo la tua fede". In
quell'istante il servo guarì.
Nel
mondo in cui ci è toccato di vivere, noi ci sosteniamo per quello
che vediamo. Quando si tratta della salute cerchiamo medicine e
medici, sperando in conseguenza di ottenere la relativa guarigione.
Ma qui si tratta di qualcosa di molto diverso. Si tratta di lasciare
il passo alla fiducia assoluta. Gesù è il padrone della vita e
avanza con lei come un capo militare con i suoi soldati, nel senso di
darcela o di togliercela. E' come dire che Gesù Cristo è Dio. Però
solo Dio è il padrone della vita. Il capitano del passo del Vangelo
crede ed il suo bambino guarisce. E questo capitano entra nel Regno
di Dio. Questa è le fede necessaria per entrare nel Regno.
10.
Guarigione di due ciechi (Mt 9, 27-31)
Mentre
Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: "Figlio
di Davide, abbi pietà di noi". Entrato in casa, i ciechi gli si
accostarono, e Gesù disse loro: "Credete voi che io possa fare
questo?". Gli risposero: "Sì, o Signore!". Allora
toccò loro gli occhi e disse: "Sia fatto a voi secondo la
vostra fede". E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li
ammonì dicendo: "Badate che nessuno lo sappia!". Ma essi,
appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione.
Quando
questi ciechi chiamano Gesù "figlio di Davide" confessano
apertamente che è il Messia, in contrasto con i suoi nemici che non
lo volevano accettare. Ma la verità è che i ciechi vedono prima di
essere guariti. E quello che i ciechi vedono era uno dei segni chiari
che l'epoca del Messia era giunta. Solo adesso si sviluppano le
conseguenze: i ciechi credono nel Messia e i ciechi sono guariti
dalla loro infermità. E, paradossalmente, i nemici di Cristo che
vedevano bene, non vedono; ma i ciechi si - vedono. E' d'obbligo una
domanda: Vediamo Cristo nella cultura del nostro tempo? o siamo
ciechi, cioè siamo senza fede?
Perché
con la fede tutto cambia, la cultura attuale si rifletterà in Cristo
e lo incontreremo dovunque come nostro Salvatore.
11.
Cieco e muto (Mt 12, 22-23)
In
quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo
guarì, sicché il muto parlava e vedeva. E tutta la folla era
sbalordita e diceva: "Non è forse costui il figlio di Davide?".
Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: "Costui scaccia i
demoni in nome di Beelzebul, principe dei demoni".
Il
mondo delle tenebre si rinchiude nel silenzio. Colui che vede, parla.
Dà testimonianza. Gesù fa vedere e parlare, perché le sue
meraviglie non possono rimanere in silenzio, ma devono prorompere
nella lode della testimonianza.
Chi
ha visto Gesù in questo mondo di fede ha il grande obbligo di
testimoniarlo nel mondo attuale. Ci sono tante voci codarde
travestite di vergogna alle quali il credente non osa dare
testimonianza. Non si tratta solamente di parlare, ma di far si che
la vita sia una parola completa di fedeltà a quello che si è. E'
come rendere trasparente la cultura attuale di Cristo attraverso
tutto quello che crediamo in Lui.
12.
I due ciechi di Gerico (Mt 20, 29-34)
Mentre
uscivano da Gerico, una gran folla seguiva Gesù. Ed ecco che due
ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero a
gridare: "Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!".
La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più
forte: "Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!".
Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: "Che volete che io vi
faccia?". Gli risposero: "Signore, che i nostri occhi si
aprano!". Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito
ricuperarono la vista e lo seguirono.
Nella
richiesta di questi due ciechi si riassume tutto il mistero di Dio in
Gesù: "Figlio di Davide", il Messia; "Abbiate
compassione", soffrite le nostre infermità e sofferenze.
Supplicano Dio che in Cristo si è fatto Dio per noi. Ma la gente
glielo impedisce: tante volte nella cultura attuale si pensa che
ricorrere a Dio sia qualcosa di effimero, proprio della gente debole,
degno di rimprovero, che sia una perdita di tempo. Ma riconoscono
Gesù come il Messia, l'unico che può dare la soluzione alla loro
cecità. L'unica soluzione alla cecità del "pluralismo"
mal inteso è Cristo. E' l'unica via di uscita. E la soluzione non
viene da una dignità "superiore" senza compromessi; ma nel
massimo compromesso: Cristo arriva alle tenebre della morte per dare
la luce della sua resurrezione.
13.
Guarigione della donna curva in giorno di sabato (Lc 13, 10-13)
Una
volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C'era là
una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva
inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la
vide, la chiamò a se e le disse: "Donna, sei libera dalla tua
infermità", e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e
glorificava Dio.
Si
tratta di un miracolo molto legato alla disputa sull'osservanza del
sabato. Noi analizzeremo il miracolo in se stesso: incontriamo da una
parte l'azione della donna; si dice che "stava là". Non si
dice che chiedesse e neppure che si fosse recata nella sinagoga con
lo scopo di essere guarita; semplicemente si trovava da quelle parti.
E' sufficiente la presenza davanti al Signore per ottenere la
guarigione. Da un'altra parte noi osserviamo l'azione di Cristo che
si può riassumere con quattro verbi: vide, chiamò, disse, agì.
Gesù
si rende conto del problema e lo fa suo: chiama la donna. Mette
quindi in pratica la sua parola onnipotente: "disse e tutto fu
fatto"; e le impose le mani come segno del potere sulla vita e
sulla morte, sulla malattia e la sofferenza.
14.
Guarigione di un idropico in giorno di sabato (Lc 14, 1-6)
Un
sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e
la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico.
Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "E'
lecito o no curare di sabato?". Ma essi tacquero. Egli lo prese
per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse: "Chi di voi, se un
asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in
giorno di sabato?". E non potevano rispondere nulla a queste
parole.
Secondo
una certa concezione farisea, la salvezza dovrebbe giungere con una
rigorosa osservanza della legge di Mosè, così come la
interpretavano gli scribi ed i farisei.
Secondo
queste regole, poiché il sabato era il giorno del riposo, non si
poteva lavorare, anche curare qualcuno era considerato un lavoro, e
quindi era proibito.
Gesù
con questo miracolo ci dimostra l'errore che veniva commesso.
Il
Regno nuovo non è l'osservanza irrazionale delle leggi antiche, ma
curare e perdonare. Dove c'è aiuto, amore, lì c'è il Regno di Dio.
Questo
non significa che le leggi non siano buone, ma che devono adeguarsi
al modo migliore per servire Dio e gli altri.
15.
I dieci lebbrosi (Lc 17, 11-19)
Durante
il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la
Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci
lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo:
"Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù
disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi
andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò
indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per
ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono
stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è
trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo
straniero?". E gli disse: "Alzati e va; la tua fede ti ha
salvato!".
In
questo miracolo il punto di partenza è la supplica che fanno i
lebbrosi. Gridano e rimangono lontani dalla folla, perché era loro
proibito avvicinarsi. Erano sicuri che il Maestro li avrebbe guariti.
Hanno fede in Lui. Erano emarginati dalla gente di Israele, non
sapevano a chi ricorrere ed allora, pieni di speranza si rivolgono al
nuovo Maestro, nel Quale confidano pienamente. Tuttavia, accade
qualcosa che, purtroppo, è molto frequente: l'ingratitudine. Tutti
sono guariti, però dopo la guarigione si dimenticano del passato,
perché ormai stanno bene, ed allora non si preoccupano più del
Maestro, ad eccezione di quello che, come Samaritano, rimaneva fuori
del popolo d'Israele. Cristo lo fa notare, e lo farebbe notare a
tutti noi che quando siamo nelle necessità ci rivolgiamo al Signore,
ma, una volta ottenuta la grazia, non vogliamo sapere più niente di
Dio.
16.
Malco e l'arresto di Gesù (Lc 22, 50-51)
...E
uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò
l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: "Lasciate, basta
così!". E toccandogli l'orecchio, lo guarì.
Si
tratta dell'arresto di Gesù. Simon Pietro estrae la spada e taglia
l'orecchio destro a Malco, il servo del sommo Sacerdote. San Giovanni
ci fornisce maggiori dettagli (Gv. 18,10-11) . Quello che richiama
l'attenzione di questo miracolo è la sua originalità. Gesù non
chiede la fede. Tanto più che il beneficiario del miracolo non la
possiede, ma al contrario va ad arrestare Gesù come se fosse un
malfattore. E' un miracolo di misericordia assoluta, come perdonare i
nemici che lo stanno andando ad arrestare; ma Gesù non ha dubbi e
guarisce la vittima di Simon Pietro.
17.
Guarigione del figlio di un funzionario reale (Gv 4, 46-54)
"Andò
dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in
vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a
Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea,
si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché
stava per morire. Gesù gli disse: "Se non vedete segni e
prodigi, voi non credete". Ma il funzionario del re insistette:
"Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". Gesù gli
risponde: "Va, tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla
parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre
scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio
vive!". S'informò poi a che ora avesse cominciato a star
meglio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo
ha lasciato". Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù
gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta
la sua famiglia. Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece
tornando dalla Giudea in Galilea."
"L'uomo
credette alla parola che gli aveva detto Gesù". In questo
miracolo di guarigione la cosa più sorprendente è la fede del
funzionario del re. Egli crede nella parola del Signore e quella
parola dimostra tutta la sua forza restituendo la vita. Nostro
Signore riprende tutti coloro che non credono senza prima vedere; il
funzionario non ha avuto bisogno di prove ma ha ascoltato solo la sua
parola e grazie alla sua fede pura è nato il miracolo di Gesù. Egli
ci invita con forza a credere nella parola. Gesù è la Parola del
Padre, credere in lui è ottenere la vita. Rapportando questo
miracolo alla vita attuale comprendiamo che è necessario avere una
fede profonda su cui impostare la vita pratica, in un mondo in cui
spesso non esistono segni visibili.
18.
Guarigione di un infermo alla piscina di Betzaetà (Gv 5, 1-9)
"Vi
fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. V'è a
Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in
ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran
numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Un angelo infatti in
certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad
entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia
fosse affetto. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era
malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava
così, gli disse: "Vuoi guarire?". Gli rispose il malato:
"Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando
l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro
scende prima di me". Gesù gli disse: "Alzati, prendi il
tuo lettuccio e cammina". E sull'istante quell'uomo guarì e,
preso il suo lettuccio, cominciò a camminare."
Per
alcuni esperti i 38 anni che il paralitico trascorse in attesa di
essere curato rappresentano quei 38 anni in cui il popolo di Israele
ha vagato nel deserto alla ricerca della terra promessa. Essi
potrebbero anche rappresentare, rapportati al giorno d'oggi, gli anni
in cui il nostro mondo si è perso nel deserto allontanandosi da
Cristo, prima di ritrovarlo per guarire dalla paralisi e ricominciare
il cammino verso Dio. Oggi questo mondo si prostra alla
secolarizzazione ma se vuole incontra Cristo per rialzarsi e
camminare; la condizione fondamentale perché ciò accada è la
volontà. Cristo ci offre la possibilità, sta a noi rispondere.
19.
Guarigione di un cieco nato (Gv 9, 1-7)
"Passando
vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono:
"Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli
nascesse cieco?". Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i
suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere
di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché
è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.
Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo". Detto questo
sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango
sugli occhi del cieco e gli disse: "Va a lavarti nella piscina
di Siloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e
tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto
prima, poiché era un mendicante, dicevano: "Non è egli quello
che stava seduto a chiedere l'elemosina?". Alcuni dicevano: "E'
lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli
diceva: "Sono io!"."
In
questo miracolo Gesù Cristo appare chiaramente come la luce del
mondo. Vedere è sinonimo di credere ma rappresenta anche il
risultato di un giudizio: gli uomini si dividono fra coloro che
credono e coloro che non credono. Cristo è al centro. Quelli che
credono di vedere non vedono, mentre i cechi vedono. Senza Cristo chi
pensa di vedere brancola nel buio, e con Cristo chi si crede cieco
trova in Lui la luce e vede. In questo miracolo, l'uomo cieco dalla
nascita rappresenta tutti gli uomini. Noi siamo tutti ciechi alla
nascita e possiamo vedere solo grazie a Cristo che ci illumina.
Questo è il significato del Battesimo, sacramento attraverso il
quale Cristo ci illumina e ci libera del peccato originale. Le
tenebre sono gli orizzonti secolari secondo cui il nostro mondo vive
pensando di avere il giusto orientamento e la luce. Ma la sola luce
che da ad ogni cosa la sua dimensione è la luce di Cristo. In Lui
tutta la cultura attuale trova un giusto orientamento.
20.
Resurrezione di Lazzaro (Gv 11, 38-44)
"Intanto
Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una
grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: "Togliete
la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore,
già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni". Le
disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di
Dio?". Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e
disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che
sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno,
perché credano che tu mi hai mandato". E, detto questo, gridò
a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". Il morto uscì, con i
piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario.
Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare"."
Gli
amici di Gesù non muoiono. Chi crede in Lui non muore, sembra morire
ma non definitivamente, si addormenta soltanto. E' questo il senso di
questo miracolo che è in cima a tutti i miracoli fatti da Cristo.
Miracoli che partono da un qualcosa di materiale fino ad arrivare
alla vita stessa. Cristo fa ciò che dice di essere: Egli è la
resurrezione e la vita, così come lo è in Lazzaro. Colui che non
crede non accetta la resurrezione, anzi cerca di distruggerla: i
nemici di Cristo, dopo il miracolo, cercano un modo per ucciderlo.
Indubbiamente la resurrezione dipende, sia nel bene che nel male,
dalla fede che si mette nelle proprie opere. Se si avrà fede la
resurrezione sarà la vita, altrimenti sarà la morte eterna. Siamo
nuovamente tutti sotto il giudizio di Dio, ma questa volta si tratta
di un giudizio definitivo, il giudizio della fede nella resurrezione.
Questo è il senso della Chiesa apostolica; essa ha il compito di
testimoniare che la morte è stata vinta dalla resurrezione nel
Signore e ne è la testimonianza, prima ancora della morte di Cristo,
la resurrezione di Lazzaro.
+
Javier Lozano Barragán - Presidente del Pontificio Consiglio della
Pastorale per gli Operatori Sanitari.
Tratto dal sito http://www.vatican.va
Nessun commento:
Posta un commento