lunedì 29 settembre 2014

ANCHE TU SEI “DISPENSATORE DI BENEDIZIONI” di Don Alfonso Maria Weigl







"Quando un Sacerdote benedice, è il Signore che benedice!"

Un sacerdote anziano disse un giorno: "Per me è una grande consolazione pensare che ho benedetto molto nella mia vita, non solo i miei cari, ma tutti gli uomini, specialmente i màlati, i sofferenti, i morenti, gli atei, tutti i peccatori e carcerati, tutte le persone consacrate a Dio, le anime vittime e anche i defunti in purgatorio. Ho benedetto giorno e notte, alle vol­te anche da infermo a letto, stremato di forze, e in­debolito del tutto. Quando benedicevo, sentivo la forza della benedizione anche in me stesso, e ne ero veramente grato a Dio. Chi ha visto Papa Pio XII benedire i pellegrini, non lo potrà mai più dimentica­re: quelle braccia stese, quelle mani alzate verso il cielo come se avesse voluto far scendere tutte le gra­zie sulla terra: quelle benedizioni fatte in tutte le di­rezioni, erano attimi che commuovevano i cuori! Pa­pa Paolo VI benediceva con la stessa interiorità e commozione.

Fratelli, sorelle! La benedizione di un Papa, di un Vescovo o quella di ogni Sacerdote, è qualcosa di grande e di santo. Le mani di tutti i Sacerdoti sono mani benedicenti, quelle di un semplice Sacerdote non sono meno di quelle del S. Padre. Esse sono sta­te consacrate dalle mani del Vescovo ed unte dallo Spirito Santo: ma esse danno anche la forza dello Spirito Santo e comunicano le grazie e l'aiuto di Dio alle anime. La benedizione libera uomini e cose dal potere di Satana. "Tutta la creazione geme ancora sotto la maledizione del peccato originale". (Lettera ai Romani). Le mani dei Sacerdoti irradiano benedi­zione sugli uomini, sugli animali e su tutto il creato, in nome di Nostro Signore Gesù Cristo.

giovedì 25 settembre 2014

50° ANNIVERSARIO DEL MARTIRIO DI PADRE BERNARDO LONGO



Il mio corpo lo potete uccidere, ma la mia anima: essa andrà in cielo ”.

Molto caro era, al p. Dehon, l’ideale delle missioni lontane, e missionari ne inviò molti: in Ecuador (1888), nell’Alto Congo (1897), a Recife, Brasile (1902), tra gli Indios del South Dakota (USA) e in Indonesia (1923). Oggi i missionari dehoniani sono presenti in tutti i cinque continenti. Numerosi sono anche quelli che hanno perso la vita “per il Vangelo”: nel 1964, solo nelle due diocesi di Kisangani e Wamba, (Alto Congo), per restare fedeli alla Missione ben 28 hanno subito il martirio, tra cui il loro vescovo mons. Wittebols e il servo di Dio p. Bernardo Longo.

Nato a Curtarolo (PD) il 25 agosto 1907, Bernardo Longo a 17 anni entra nella Scuola Apostolica di Albino (BG) dei Sacerdoti del S. Cuore fondati da Padre Dehon. Diventa sacerdote il 28 giugno 1936. Nel 1938 viene inviato in Argentina, ma di qui riparte nello stesso anno per l’imminenza della guerra. Decide di prendere la strada dell’Africa. La zona dell’alto Zaire (ex Congo belga) divenne così il suo campo di missione.
Nel 1939 riuscì a fondare una missione nel piccolo villaggio di Nduye nel cuore della foresta dell’Ituri, dove visse per ventisei anni, fino alla morte. Questa missione raccoglieva tribù e gruppi etnici piuttosto dissimili. Quale frutto di duro lavoro, sorsero un po’ alla volta una chiesa, una casa per i padri e per le suore che nel frattempo avevano raggiunto padre Longo, una scuola per ragazzi, una per ragazze e un dispensario.

lunedì 22 settembre 2014

CRISTIANESIMO VISSUTO - Consigli fondamentali alle anime serie di Dom Francesco di Salles Polline, certosino



Titolo originale francese: Siate cristiani!
Versione dal francese di Padre G.S. Nivoli O.P.
Nulla Osta: Casale 10-X-1958 – Can. Luigi Baiano, Rev. Eccl.
Imprimatur: Casale 12-X-1958 – Can. M. Debernardis, Vic. Gen.
P R E F A Z I O N E

Chi è colui che ama la vita e desidera vedere giorni felici? Venite, o figliuoli, ascoltatemi, v'insegnerò a temere il Signore1 '; v'insegnerò che cosa significa vivere. Lo sapete cosa significa? Vivere non vuol dire consumare tutte le proprie energie nel mangiare e nel bere, verso ciò che lo attrae, espandere il cuore o svagare l'anima nelle bellezze esteriori. Questo non è altro che ciò che comunemente si dice « trascinare la propria esistenza ». E dove? Al macello ed alla fogna.
Questo significa sprecare la propria intelligenza, prostituire il cuore, vendere l'anima, smerciare la propria vita al minuto. Che rimane d'un'esistenza vissuta in questo modo? Il vuoto e il disgusto, la sterilità e l'infamia, il rimorso e il castigo.
Tu sei cristiano, vedi la vita aprirsi davanti a te, la senti fremere in te. Che abbondanza di linfa vitale! Vuoi lasciarla scorrere inutilmente? Se sapessi quali tesori di vita ha posto in te Chi ti ha creato! O cuore cristiano, così pieno di vita, giura adunque di non sprecarne nulla, giura di utilizzarla fino all'ultima goccia. Ah! s'io potessi indurti a far questo giuramento, ed insegnarti ad osservarlo! Giurare di « vivere », poi mantenere questo giuramento!
Ma qui non mi rivolgo se non agli uomini che sentono e comprendono, a quelli che hanno bisogno di grandi cose, a quelli che sono decisi a vivere in Pieno una vita seria. Quelli che per Dio vogliono essere qualche cosa; quelli che sentono il prepotente bisogno d'esser totalmente di Dio, di vivere interamente per Dio, morire per Dio senza esitazione, ecco quelli - gli unici - a cui faccio appello, perché solo essi sono capaci di comprendermi. Se tu non sei di quelli, chiudi il libro, quest'appello non fa per te.
Qui non ci devono essere mezze misure, uomini mediocri, cristiani per metà: o tutto o niente. Un principio assoluto, conclusioni rigorose, conseguenze estreme, e si accetta tutto senza batter ciglio, e si eseguisce colla freddezza della ragione e l'ardore della fede. Non calcoli interessati, bando ai vili pretesti ed alle paurose distinzioni: principii, principii!... il cristianesimo integrale, nell'assoluta pienezza della sua verità.
O cuore, che Dio fece tanto grande, tu non sei fatto per vegetare nelle mezze misure, e per rasentare la terra co' tuoi meschini espedienti. Non senti d'aver bisogno d'aria libera, di piena luce e di cibi sostanziosi? Come potresti adattarti a vivere meschinamente ed a morir come un essere inutile? Vieni qua ed impara i segreti della vita, della vita in tutta la sua pienezza e nella sua incomparabile verità.
Lascia ch'io ti dica: Sii un uomo. Intendi bene: Sii uomo; è pur una gran cosa esser uomo! E sii uno: non sarai mai uomo, se non sei uno. Ed è questo ch'io voglio mostrarti.
Lascia ch'io ti dica: Sii un cristiano. Sii cristiano; il cristiano è la più perfetta delle opere di Dio. E sii uno: camminando per la tua unica via verso la tua unica mèta, senza deviare né a destra né a sinistra.
UN CRISTIANO! ... sei risoluto ad esserlo?... ad esserlo totalmente? ... ad esserlo unicamente?... Vieni, io ti dirò che cosa significa essere cristiano e come lo si diventa.
Ma, ripeto, sii deciso di finirla con le mezze misure e coi compromessi, colla mescolanza delle massime e cogli accomodamenti di principii. Se continui a credere che si possono fare degli accomodamenti col cielo, che i diritti di Dio non sono così esigenti, che nelle parole del Vangelo e della Chiesa qualcuna la si può prendere e qualche altra lasciare; se credi che la fede non sia altro che un armadio, in cui sono racchiusi alcuni ingredienti destinati a tranquillar la coscienza, e ch'essa non deve entrare nei particolari della vita pratica; se non vuoi prendere la fede nella sua verità e il Vangelo nella sua nudità, se non sei disposto ad esser cristiano dovunque, a non esser se non cristiano, integrale ed assoluto, senza calcoli interessati, no, tu non capirai affatto questo linguaggio. Lascialo.
Troverai qui idee e modi di pensare diametralmente opposti a quelli che si trovano nel mondo, in cui i principii si accomodano in tutte le salse, si contornano, si piegano, sì sminuzzano secondo i gusti di ognuno. E poi ci si mostra intransigenti su certi usi convenzionali e per meschini particolari di convenienza. Qui invece i principii sono tutto, e i particolari sono ben poca cosa; si è intransigenti nelle verità fondamentali, ed estremamente larghi nelle questioni di mezzi e di pratiche. Si diventa schiavi della verità e padroni delle inezie. Oggi il mondo mutila la verità come più gli piace, e divento schiavo della futilità. Ah! se tu hai il coraggio di guardare in faccia la vita cristiana, e la fortuna di comprenderla nella sua vera essenza, vedrai da qual parte si trovano la vera grandezza e la libertà d'anima, la vita e la felicità.
Credimi, in questo libro c'è più sostanza di quello che potresti digerire in una lettura corrente. Leggilo attentamente e a più riprese. Ti dico che le parole nascondono più cose che non ne esprimano, le frasi racchiudono più conclusioni che non ne enuncino. Ho voluto darti una chiave; se mi dai retta, questa chiave ti aprirò molti orizzonti e molti libri, orizzonti e libri serii; ti chiuderà altresì molti orizzonti e libri falsi. Ai giorni nostri è questo un doppio vantaggio assai prezioso; tuttavia non l'apprezzerai veramente, se non nella misura in cui saprai servirti della chiave ch'io ti metto nelle mani. Quanto più la maneggerai, tanto maggiori cose ti accorgerai ch'essa apre e chiude. T'auguro di sapertene servire, e ti domando di pregare un po' per me, quando sentirai che ti ho reso qualche servizio.


Parte I

I. La fede in Dio.

domenica 21 settembre 2014

I misteri del Santo Rosario. "Guardate a Lui e sarete raggianti!" Sal 34,6


I misteri del S. Rosario sono un aiuto per fissare il nostro sguardo su Gesù e orientare a Lui il nostro amore, accompagnati da Maria, che per Lui ha avuto l'amore più pieno e profondo di cui creatura sia capace.
Contemplare Gesù è il primo amore del cristiano. Ognuno contempla ciò che ama: «Là dov'è il tuo tesoro sarà il tuo cuore!».
Guardare a Gesù infante, a Gesù che annuncia il Regno di Dio, a Gesù sofferente, a Gesù glorioso è la strada per lasciarsi trasformare dallo Spirito santo, lasciarsi rinnovare, convertire, diventare strumenti dell'opera di Dio nel mondo.
Le meditazioni che trovi in questo quaderno vorrebbero essere un aiuto per le tue contemplazioni. Puoi usarle nella recita del Rosario o anche al di fuori di esso. A Dio non preme un tipo di preghiera o un altro, gli preme che riceviamo tutto il suo Amore presente in Gesù.
Lo possiamo ricevere anche nella semplicità della ripetizione delle Ave Maria: lo riceviamo e lo trasmettiamo. Che tu reciti il Rosario per intero o a metà o che reciti altre preghiere o che stia in silenzio è secondario: purché tu ti lasci trasformare e possa diventare quello che è diventata Maria: umile serva del Signore, nel silenzio; madre di Gesù, nel dono di sé, discepola fedele, nell'obbedienza amorosa.
In vista di questa conversione il Rosario è strumento utilissimo, perché semplice, facile da tenere a mente, completo.
Per questo è raccomandato da Papi e Vescovi e dai messaggi dati da Maria SS. ma stessa nelle apparizioni accolte dalla Chiesa.
Anno Mariano 1988
«Vogliamo raccomandare veramente la recita del Santo Rosario in famiglia. Lei, la Madre di Cristo e della Chiesa, è infatti in maniera speciale anche la Madre delle famiglie cristiane, delle Chiese domestiche». (Giovanni Paolo II)


MISTERI DELLA GIOIA

1. Maria riceve l'annuncio dall'arcangelo Gabriele


Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Lc 1, 26-27
Maria sa che Dio c'è, e che Dio ama, e che Dio parla per amare e per chiedere amore. Ella cerca perciò di ascoltarlo. Ma quando Dio parla è sempre una sorpresa, soprattutto perché Dio chiede ciò che non si pensa di dover dare. Dio chiede a Maria tutta la vita, le chiede una disponibilità totale. Le fa un dono così grande che le costa tutta la vita. Riceve il Figlio di Dio, ma ciò le costa impegnare per lui ogni giorno tutte le proprie energie fisiche e spirituali. Maria accetta. Consapevole di donarsi senza ancora sapere come, Maria si offre a realizzare la Parola che manifesta le intenzioni di Dio.
Eccomi, si faccia di me come Tu vuoi.
Voglio imparare anch'io l'amore che Maria a per il Padre, la vera preghiera: Eccomi, per Gesù.

sabato 20 settembre 2014

DAMMI IL TUO CUORE FERITO



LA CONFESSIONE: PERCHÉ? COME?

P. SLAVKO BARBARIC

PRESENTAZIONE

Dopo il compendio "Pregate con il cuore" , ecco ancora una riflessione del dott. Fra Slavko Barbaric, che fa appello anch'essa al cuore. Infatti, siccome quest'organo si pone quale centro vitale di tutto l'essere umano e della sua esistenza, è facile dedurne che anche questa meditazione avrà per oggetto uno dei perni fondamentali della realtà cristiana. Nel lavoro precedente tale realtà si realizzava con la preghiera; in questo, invece, si esplica nel sacramento della Riconciliazione, ovvero: la Santa Confessione.

Per il cristiano convinto questo Sacramento è parte essenziale e centrale della propria vita di credente, perché una vita che si professi tale è inimmaginabile senza la costante rappacificazione con Dio e con gli uomini. E questa conciliazione non si ottiene con nessun compromesso verbale, come avviene per i politici, ma con la totale trasformazione della propria coscienza e si realizza appunto mediante la Confessione correttamente effettuata.

Invece, esiste il timore considerevole che i credenti non comprendano tale Sacramento come si dovrebbe e come è spiegato secondo lo spirito del Santo Vangelo. Molto spesso esso viene inteso in modo estremamente generico e, senza dubbio, fuorviante. Così, per esempio, non sono rari i casi in cui si affronta questo Sacramento alla stregua di un processo che si deve subire e, faticosamente, superare! Quando poi in certi ambienti si comincia a parlare di Confessione, spesso si sente dire e si conclude che essa non consiste in altro che nel rivelare il proprio peccato ed attendere la penitenza e la relativa assoluzione. E coloro che ritengono di non essere in peccato o che addirittura ne sono convinti, mettono in rilievo il fatto che non hanno ucciso nessuno, che non hanno rubato niente e non hanno bruciato nulla al proprio vicino, per danneggiarlo. Tutto ciò si può anche ritenere collegato con il Sacramento, ma in questo caso già si manca di annoverare i peccati di omissione.

Altri poi, che si ritengono più liberi, aggiungeranno che la Confessione è un inutile peso e si domandano perché non ci si può confessare direttamente con Dio anziché con il suo mediatore, il sacerdote, che è un uomo come tutti gli altri.

Simili riflessioni chiarificano quanto si è già affermato, che cioè la Confessione si prende con troppa leggerezza ed in maniera errata! La Confessione è, infatti, prima di tutto un incontro dell'uomo, nella sua condizione di peccatore, con la infinita e misericordiosa CARITA' DI DIO: proprio come ci viene descritto nella parabola del FIGLIOL PRODIGO che ritorna al PADRE BUONO. La confessione è, inoltre, un indefinibile atto di amore verso Dio e verso il prossimo: quell'Amore che costituisce il più grande comandamento della Legge di Dio. Dove andare contro l'amore costituirebbe per il cristiano il più grande peccato: quello di tradire il Vangelo stesso di Gesù!

D'altra parte solo chi non cade in errore contro l'amore sarebbe veramente un uomo senza peccato! Tant'è: come si è detto, sbaglierebbe di grosso chi volesse definire "senza peccato" una persona, solo perché non ha commesso alcuna cattiveria: si è peccatori, infatti, anche e solo se non si è compiuto totalmente il proprio dovere secondo la Legge dell'amore. Pertanto tutti siamo peccatori e tutti siamo feriti dal male. Per il ferito sono necessarie le medicine e le cure, come per il malato è essenziale la guarigione. Ebbene, questo è la Confessione: è la casa di cura e il "luogo di convalescenza". Essa guarisce il nostro cuore ferito. Cura il nostro essere malato. Il medico e guaritore è il Signore Dio, ma ne è mediatore il sacerdote, colui che confessa. Se si comprende la Confessione così come veramente si deve comprendere, la Confessione cristiana diventerà molto più profonda e più semplice da accettare.

Questa meditazione sulla Confessione di Fra Slavko Barbaric, che reca un titolo significativo, "Dammi il tuo cuore ferito", è un segno di fiducia nei confronti di questo insigne Sacramento! E anche di più. E' la vera linfa di un cuore caldo che brilla d'amore ed invita all'amore.

Queste pagine richiedono anche un po' d'attenzione. E' possibile, infatti, che i lettori che pregano notino nella sezione dedicata alla preghiera, talune ripetizioni. Queste non devono costituire un elemento di disturbo. Esse sono infatti sinceri impeti dell'anima che non si possono ascrivere a nessuna norma letteraria. Perciò, se le ripetizioni sono un riflesso della fiamma dell'amore, come qui, allora non sono mai troppe. Nel sottotitolo apposto a questo scritto si legge che esso è particolarmente indicato per la confessione a Medjugorje. Non c'è dubbio, tuttavia, che sarà utile per tutti i credenti ed i sacerdoti in qualsiasi altro posto. Jakov Bubalo

giovedì 18 settembre 2014

La Salette - di Padre Serafino Tognetti - N° 4 Meditazioni

L’APPARIZIONE DE LA SALETTE - (Sabato 19 settembre 1846) - Don Enzo Boninsegna - Melania Calvat - L'APPARIZIONE DELLA SANTISSIMA VERGINE SULLA MONTAGNA DE LA SALETTE



(Sabato 19 settembre 1846)
"Vedrò con molto piacere la piena diffusione del 'Segreto'; più lo si diffonderà, più susciterà timori salutari e numerosi ritorni a Dio. Maria benedirà coloro che si adopereranno per la sua diffusione, poiché Essa vuole formalmente che lo si faccia conoscere a tutto il suo popolo. Siamo puniti perché abbiamo trascurato un ordine così assoluto della Madre di Dio" (Da una lettera di Melania sul Segreto)
 
pro-manuscripto
 
PRESENTAZIONE
Se una madre non può dimenticare i suoi figli, meno che mai ci può di­menticare la migliore delle madri, la Madre di Dio e nostra Maria SS.ma. Venerarla in Cielo, assunta in anima e corpo, non significa considerarla lontana, perché il Cielo non è lontano da noi. Proclamarla in Cielo significa semplicemente credere che Maria è ormai completamente immersa in Dio, trapassata dalla sua luce e dal suo amore infinito. Sì, Maria, proprio perché è in Cielo, immersa in Dio, ama col Cuore di Dio e come il Padre non è lontano dai suoi figli, così Lei, la Madre, non è lontana da noi.
Maria, "piena di grazia" e immersa nella gloria del paradiso, ama uno per uno tutti i suoi figli che sono ancora in questa "valle di lacrime", non ancora nella gloria e spesso, purtroppo, anche privi della grazia.
È alla luce di questa certezza di fede che vanno viste le sue apparizioni. La Chiesa, autorevole interprete di tutto ciò che è soprannaturale, ha rico­nosciuto, tra le altre, tre grandi apparizioni di Maria SS. ma: a La Salette, in Francia, nel 1846, a Lourdes, ancora in Francia, nel 1858 e a Fatima, in Portogallo, nel 1917
Ma a un cristiano non basta forse il Vangelo? Non è sufficiente la parola di Gesù? Con le parole e le opere di suo Figlio il Padre non ci ha detto tutto ciò che aveva da dirci? Certo, nelle sue varie apparizioni la Vergine SS.ma non fa concorrenza a suo Figlio e non viene a dirci nulla di nuovo. Viene semplicemente a ricordarci ciò che Gesù ci ha insegnato e che noi uomini non abbiamo ancora accettato o che abbiamo troppo in fretta e con troppa incoscienza dimenticato.
Quanto più il mondo si allontana da Dio, quanto più cresce la corruzio­ne nel cuore degli uomini e nella società, tanto più Maria ha pietà di noi e viene a ricordarci la nostra dignità, i nostri doveri e i rischi che corriamo se perseveriamo su strade che non sono quelle di Dio.

lunedì 15 settembre 2014

MODA FEMMINILE di Don Giuseppe Tomaselli





Ascolta e rifletti

O donna, da' uno sguardo a me, flagellato a sangue e coronato di spine! Contempla le mie lividure e le piaghe! ... Poi ascolta e rifletti!

Nella vita terrena mi dimostrai mansueto agnello. Andai al Calvario senza aprire bocca.

Trattai con dolcezza la Samaritana e la convertii. Toccai il cuore alla peccatrice di Magdala e ne feci una prediletta.

Lungo le vie di Palestina dalla mia bocca uscivano parole di luce, di pace e di amore. I miei insegnamenti erano dolci come il favo di miele.

Però un giorno, dando uno sguardo divino a tutti i secoli, alla vista del male dilagante nel mondo, pronunziai parole di fuoco:

Guai al mondo per gli scandali!... Guai a chi scandalizza uno di questi piccoli che credono in me! Sarebbe meglio che si legasse al collo di chi dà scandalo una macina da mulino e fosse precipitato in mare!

Chi pronunzia questo « guai » è un Dio; sono io, Gesù, il Redentore, che ha patito tanto per salvare le anime; sono io, Gesù il Giudice supremo dell'umanità, io, che dovrò pronunziare la sentenza eterna per ogni anima: o Paradiso o Inferno!

Rifletti, o donna, che segui la moda libera, rifletti sullo scandalo che dài a chi ti guarda e sulla tremenda responsabilità di cui ti carichi!...

Puoi illudere te stessa, dicendo: Che male c'è a seguire questa moda? ... Del resto, le altre donne fanno pure così!... - Questa illusione vale per te; ma la realtà è ben altra!

Non puoi illudere me, che sono buono, ma sono anche giusto! Io, Legislatore Divino, ho detto: Se qualcuno avrà guardato una donna per malizia, ha già peccato nel suo cuore! -

Tutti gli sguardi, dati a te con malizia, o in casa o fuori, sono peccati che si commettono. Tali peccati sono imputabili a chi ti guarda, ma più che tutto sono imputabili a te, che ne sei la causa volontaria.

Un giorno, quando la morte ti strapperà al mondo e mi comparirai dinanzi per essere giudicata, vedrai le colpe che gli uomini avranno commesse a vederti in abito indecente e tu stessa ne resterai inorridita ... Quale scusa presenterai a me?...

Guai a te, o donna, per i tuoi scandali!

L'amicizia



Una bocca amabile moltiplica gli amici,
un linguaggio gentile attira i saluti.
Siano in molti coloro che vivono in pace con te,
ma i tuoi consiglieri uno su mille.
Se intendi farti un amico, mettilo alla prova;
e non fidarti subito di lui.
C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
C'è anche l'amico che si cambia in nemico
e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi.
C'è l'amico compagno a tavola,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso,
e parlerà liberamente con i tuoi familiari.
Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te
e dalla tua presenza si nasconderà.
Tieniti lontano dai tuoi nemici,
e dai tuoi amici guàrdati.
Un amico fedele è una protezione potente,
chi lo trova, trova un tesoro.
Per un amico fedele, non c'è prezzo,
non c'è peso per il suo valore.
Un amico fedele è un balsamo di vita,
lo troveranno quanti temono il Signore.
Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia,
perché come uno è, così sarà il suo amico.

 

Siracide - Capitolo 6 , 5-17

 

 

domenica 14 settembre 2014

INNO ALLA CROCE di San Leone Magno


 

Cristo, offrendosi al Padre quale nuovo e vero sacrificio di riconciliazione, è stato crocifisso non nel tempio, che aveva già perduta la sua dignità, e neppure entro la cinta della città, che per il suo delitto doveva essere distrutta. Fu crocifisso invece fuori le mura, perché cessando il mistero delle antiche vittime, una nuova ostia fosse posta su un nuovo altare, la Croce di Cristo divenisse altare non del tempio, ma del mondo.
Ecco, dilettissimi, Cristo esaltato per mezzo della Croce... La nostra mente, che è illuminata dallo Spirito di verità, accolga con cuore puro e libero la gloria della Croce, raggiante in cielo e in terra; veda con interiore acume che cosa significhi ciò che il Signore disse, parlando dell'imminenza della sua Passione: E' venuta l'ora in cui deve essere glorificato il Figlio dell'uomo (Gv. 12, 23); e poco dopo: Ora - disse - l'anima mia è turbata, e che dirò io? Padre, salvami da quest'ora? Ma io sono venuto appunto per quest'ora. Padre, glorifica tuo Figlio (Gv. 12, 27-28). Alla voce del Padre che risuonava dal cielo, dicendo: L'ho glorificato e ancora lo glorificherò, Gesù rispose ai presenti: Non per me è risuonata questa voce, ma per voi. Ora si fa il giudizio del mondo, ora il principe di questo mondo sarà cacciato fuori. Ed io, quando sarò innalzato da terra, trarrò tutto a me (Gv. 12, 30-32).
O ammirabile potenza della Croce! O ineffabile gloria della Passione! Qui si trova il tribunale del Signore, il giudizio del mondo e la potenza del Crocifisso... Hai attirato tutto a te, o Signore, perché, con lo squarcio del velo del tempio, il Santo dei Santi fosse sottratto agli indegni pontefici. La figura si è trasformata così nella realtà; la profezia attuandosi si è manifestata e la legge ha trovato compimento nel Vangelo. Hai attirato, o Signore, tutto a te, affinché ora con perfetto e manifesto sacramento la pietà religiosa di tutte le nazioni celebrasse quel rito che si svolgeva soltanto nel tempio della Giudea, come ombra e figura. Ora infatti, più illustre è l'ordine dei leviti, più ampia la dignità degli anziani e più sacra l'unzione dei sacerdoti, poiché la tua Croce è fonte di benedizione, origine di tutte le grazie. Per essa è data ai credenti la forza invece della debolezza, la gloria al posto dell'obbrobrio, la vita in cambio della morte. Ora che è cessata la varietà dei sacrifici carnali, la sola oblazione del tuo corpo e del tuo sangue sostituisce perfettamente la molteplicità delle vittime, poiché tu sei il vero Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. In te perfezioni tutti i misteri, perché ci sia un unico Regno formato da tutte le genti, come c'è un solo sacrificio che sostituisce tutte le vittime.
De Passione Sermo VIII, 5-7: PL 54, 340b-341c

sabato 13 settembre 2014

L’INVIDIA "Il diavolo vive di questi due mali: l'orgoglio e l'invidia" S. Agostino


 CHE COS'E'
"L'invidia è la tristezza che si prova di fronte al successo di un altro" (S. Basilio Magno).

Una delle caratteristiche dell'invidia è la tristezza. L'invidia è un male che non ha consolazione. L'invidia è molto diffusa nel mondo intero. A cominciare dal "rigare" una macchina nuova per dare una seccatura al suo proprietario, diffamare un altro perché "ci fa ombra", fino a commettere dei crimini "passionali"... tutto è invidia. Invidia che la pubblicità, i films, la televisione e le riviste "sordide" (intendo quelle "di classe") si impegnano a suscitare ed alimentare.
I paesi democratici del mondo intero hanno apostatato Cristo e hanno fatto, posto al diavolo che ha seminato la zizzania dell'invidia e instaurato il regno della menzogna. Ecco perché ci sono tanti menzogneri, cioè "figli del diavolo", "la verità non è in lui, e quando dice la menzogna, parla di una qualità che è sua, perché e' bugiardo per natura e padre di quella" ( Giov.,8,44).
E come dice il proverbio spagnolo: "Se l'invidia fosse tigna, quanti tignosi ci sarebbero !"..."L'invidia - dice Frate Luigi da Granada - è tristezza del bene altrui e dispiacere della felicità degli altri; cioè: tristezza di fronte a coloro che sono più grandi, perché l'invidioso vede che non li può eguagliare; di fronte a coloro che sono più piccoli, perché sono uguali a lui; dei suoi pari, perché rivaleggiano con lui".

L'IPOCRISIA È UN DELITTO SOMMAMENTE DETESTABILE


 
L’IPOCRISIA
1. L'IPOCRISIA È UN DELITTO SOMMAMENTE DETESTABILE. - L'ipocrisia è raffigurata da Clemente Alessandrino nella neve e l'ipocrita è paragonato ad un letamaio coperto di neve, perché nasconde sotto la candida apparenza di virtù i suoi vizi (Strom., lib. III). Non vi è cosa tanto opposta allo spirito di Gesù Cristo, quanto l’ipocrisia. Gesù è la verità in persona, la semplicità e la sincerità per essenza, non può dunque in nessun modo accoppiarsi con la falsità, con la finzione, con la doppiezza... Dio ha dato la parola all'uomo, perché manifesti il suo pensiero, perché apra l'interno dell'animo suo. Ora l'ipocrita esprime con la lingua tutt'altro da ciò che ha nel cuore: e non è questa una azione abominevole innanzi a Dio, vergognosa innanzi agli uomini? Seneca dice: «Il cattivo che s'infinge buono, dimostra di essere pessimo (Prov.
«Gli ipocriti, scriveva S. Paolo a Timoteo, mostrano una certa vernice di pietà, ma ne rinnegano lo spirito, non ne conoscono la sostanza» (II, III, 5). «Su le loro labbra, dice il Salmista, non suona la verità; il loro cuore è un abisso; la loro bocca un sepolcro aperto; la loro lingua è ingannatrice» (Psalm. V, 9-10). Con le parole protestano di amare Dio, ma la loro lingua mentisce (Id. LXXVII, 36).

venerdì 12 settembre 2014

"Una donna eroica nella testimonianza coerente della vita monastica"- Omelia del cardinale Amato nella Messa di beatificazione di Maria Luisa Prosperi



SPOLETO, domenica, 11 novembre 2012 (ZENIT.org).– Riprendiamo di seguito l'omelia tenuta ieri dal cardinale Angelo Amato, sdb, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nella Messa di beatificazione di Maria Luisa Prosperi (1779-1847).

1. In questo Duomo monumentale, dedicato a Maria Assunta in cielo, la Chiesa celebra oggi la solenne Beatificazione di Maria Luisa Prosperi (1799-1847), Badessa benedettina del Monastero di Santa Lucia in Trevi. La novella Beata, eminente per santità, è figlia di questa terra benedetta dal Signore con le testimonianze gloriose di numerosi martiri e santi. La beatificazione odierna è un evento del tutto eccezionale. Infatti, l’ultima volta che in questo Duomo si è svolta una cerimonia analoga risale a circa otto secoli fa, precisamente al 30 maggio 1232, quando papa Gregorio IX proclamò Santo, Antonio da Padova.
La gioia di tutta la Chiesa, in particolare della diocesi di Spoleto, delle Benedettine del Monastero di Santa Lucia in Trevi e di tutto l'Ordine benedettino è accompagnata dalla nostra comune gratitudine al Santo Padre, Benedetto XVI, per aver oggi elevato agli onori degli altari una donna eroica nella testimonianza coerente della vita monastica.

2. Gertrude Teresa Elisabetta Prosperi – questi i nomi di battesimo della nostra Beata – nacque nella borgata di Fogliano, tra Cascia e Norcia, il 19 agosto 1799, da genitori agiati, di antica nobiltà. Il 4 maggio 1820, varca la soglia del Monastero di Santa Lucia in Trevi, che allora contava una trentina di monache. Un anno dopo vestiva l’abito religioso, ricevendo il nome di Donna Maria Luisa Angelica del Sacro Cuore di Gesù.
Per l’esemplarità della vita fu eletta badessa, il 1 ottobre 1837, e confermata per altre quattro volte fino alla morte. Madre Luisa era alta di statura, di portamento maestoso, ma dal tratto benevolo, che istillava serena cordialità. La sua imponenza più che soggezione, spronava alla venerazione, al rispetto e all’obbedienza.
Diventata badessa, si adoperò per ripristinare l’osservanza religiosa, con la dolcezza della carità e la lezione del buon esempio. Risollevò economicamente il monastero, restaurando i muri pericolanti e restituendo decoro alla Casa di Dio, col provvedere suppellettili e paramenti nuovi. Si assunse anche la diretta amministrazione dei beni della comunità, che, gestiti da persone sleali, risultavano sempre in passivo; con la nuova badessa, invece, si ebbe già dal primo anno un attivo, che permise una maggiore carità verso i poveri e una esistenza più serena delle monache. Madre Maria Luisa si spense santamente, il 12 settembre 1847, dopo lunga e sofferta malattia.

3. Chi era questa donna vissuta quasi due secoli fa?

giovedì 11 settembre 2014

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 6,36-38 - Perdonate e sarete perdonati.


Lc 6,36-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Parola del Signore
 

Riflessione

Gesù ci insegna che la misericordia e la generosità nei confronti del prossimo è il passaporto di un autentico cristiano che permette l'ingresso nella Patria Celeste, ma a differenza del passaporto, che va rinnovato ogni dieci anni, esercitare la misericordia è uno “sforzo” che dobbiamo impegnarci a fare ogni giorno. Altrimenti, con quale coraggio ci mettiamo ai piedi della croce invocando il Suo perdono se noi non lo diamo agli altri? A volte abbiamo una gran bella faccia di padella... chiediamo a Dio con suppliche e pianti la Sua misericordia, la giustizia, la pace, la salute, ma noi... quanto ne diamo di tutto ciò ai nostri fratelli? In confronto....”una cippa lippa”!!!
A volte si pensa che siccome abbiamo dato a un poverello delle nostre sostanze siamo a posto con Dio. Mi viene da sorridere, quando un giorno una persona mi ha detto che ogni tanto dedicava del suo tempo per andare a sistemare i capelli a casa di qualche signora e che non prendeva soldi e che Dio così l'avrebbe premiata... Come se Dio in paradiso avesse bisogno di parrucchieri!!! E' vero che lassù ci sarà un po' di vento e che saranno un po' tutti spettinati... ma non penso che questo basti!!! Certo... la misericordia è anche questa, ma esiste anche un'altra misericordia ed è quella spirituale, con la quale però fatichiamo un po' di più perché ci “toglie” del tempo per noi prezioso. Infatti, istruire un fratello che sta iniziando il cammino di fede, consolarlo nei tanti momenti di sconforto, perdonare qualcuno e sopportare con pazienza i suoi limiti, dare dei buoni e saggi consigli, fare una coccola, ma soprattutto far sorridere, comporta dispendio di tempo ed energie e noi, molto spesso, siamo sempre di corsa e non abbiamo “tempo” per queste cose... e quindi, la misericordia dov'è? Diceva bene Papa Luciani: "Il buon umore, se comunicato, può diventare carità squisita".
Allora, se non vogliamo essere trattati allo stesso modo dal Signore, proviamo a rilassarci un attimo, perché solo in questo modo abbiamo la possibilità di notare lo sguardo triste di chi ci passa accanto o che vive con noi. Una persona calma generalmente ha la pace nel cuore. La pace porta silenzio e nel silenzio si possono sentire meglio le grida di aiuto.
Pace e bene.

martedì 9 settembre 2014

CON GESÙ L'AMICO – Tratto da “ L'Araldo “ - La rivista di Casa S. Maria - Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù (Dehoniani)


"Chi trova un amico, trova un tesoro!". Bella questa cosa che ci dice la Bibbia (Sir 6,14). Se poi l'amico trovato si chiama Gesù, la cosa è molto ma molto più bella, meravigliosa.

Perché, trovando Lui, si trova non un tesoro ma "il tesoro", il vero tesoro, al quale inevitabilmente si attacca il cuore ( cfr Lc 12,34 ), al quale coraggiosamente si dedica la vita ( cfr Fil 1,21 ) e per il quale decisamente vale la pena lasciar perdere il resto (cfr Rm 8,37-39).

Nel mese di giugno, che la devozione cristiana dedica al Sacro Cuore, vogliamo puntare la nostra attenzione sull'amore di Dio per noi, amore che ha il suo segno e il suo riferimento teologico e umano nel Cuore di Gesù, visto come "tesoro" e amato come "amico". Queste non sono parole superate o fuori luogo. Al contrario ci portano al centro della nostra fede e della nostra vita, in modo sempre più attuale e significativo. Infatti "l'amore di Cristo è la chiave per capire il cristianesimo, la luce della propria vita spirituale…

Ricordiamolo questo, per capire il segreto del mondo e mettere il nostro cuore all'unisono con il Cuore di Cristo" ( Paolo VI, 14.06.1970).

Gesù, per noi, chi è?

Chi è stato e chi è Gesù per l'umanità? Come affascina e attira oggi la nostra vita? In quale mistero ci introduce e verso quale meta ci conduce?". La teologia presenta Gesù come il Figlio di Dio fatto uomo, il Messia e Redentore morto e risorto per la salvezza dell'umanità, Colui che instaura il Regno di Dio, il Giudice e il Traguardo della storia e del mondo. È così e sarà così.

Tuttavia nello scorrere del tempo, l'immagine di Cristo, senza nulla perdere del suo valore fondamentale, subisce delle accentuazioni e delle varianti, ben riconoscibili ma non esclusive, che rispondono alle diverse esigenze religiose, sociali e culturali dei credenti.

domenica 7 settembre 2014

MARIA, VOLUTA DA DIO


MARIA, VOLUTA DA DIO

Cardinale Suenens

Il primate del Belgio, arcivescovo di Malines - Bruxelles, nato nel 1904, ha avuto un compito di grande importanza come moderatore durante il Concilio Vaticano Il. Insieme ad opere vigorose, dedicate all'incremento dell'apostolato e al problema della corresponsabilità nella Chiesa, il cardinale Suenens offre volentieri ai suoi lettori o ai suoi ascoltatori delle meditazioni personalissime sulla Madonna. Pastore dinamico, preoccupato di un autentico rinnovamento, in queste riflessioni egli si rivela animato dai sentimenti più delicati verso la Madre di Cristo e della Chiesa.

La vera devozione mariana non parte dal basso, ma dall'alto; è guidata non dall'affettività, ma dalla fede. E' anzitutto adesione a Dio e accettazione del suo misterioso disegno. La devozione alla Madonna è parte integrante della rettitudine d'intenzione che dobbiamo avere nei riguardi di Dio. Infatti la rettitudine cristiana parte dall'adesione volontaria al piano stabilito 'da Dio, per mezzo di un'unione stretta a Dio che traccia come vuole lui la traiettoria della sua grazia. Dio ha voluto associare Maria alla sua opera di salvezza. Per mezzo di lei, ha dato al mondo suo Figlio. Ora, i doni di Dio sono senza pentimento e quest'ordine di cose non cambierà più. La mediazione di Maria resta per sempre, perché tale è il disegno di Dio.
Cristo ha sempre fatto la volontà del Padre. Con quale amore è entrato nel mondo per la via che il Padre gli tracciava! Noi, suoi discepoli, non dobbiamo esitare ad assumere i suoi stessi sentimenti nei riguardi di Maria. Dal momento che Dio l'ha scelta per suo Figlio e per noi, noi non 'dobbiamo sceglierla, ma solo riceverla come nostra Madre. La sua bellezza e la sua bontà ci attirano: proviamo il bisogno di ricorrere a lei. Ma noi siamo felici di sottometterei alla volontà di Dio, prima di tutto per obbedienza. Il più grande potere della devozione mariana sta proprio qui. Non tocca a noi tracciare i limiti dell'azione divina o fare a meno di quegli intermediari che egli ha scelto liberamente.
È nell'essenza di Dio amarci con abbondanza e con sovrabbondanza e comunicare alle sue creature la gloria di essere suoi strumenti. In Dio c'è posto per tutte le liberalità: "economia esiste soltanto al nostro livello umano. Il nostro culto filiale verso Maria non è altro che rendimento di grazie per la prodigalità d'amore divino, di cui ella costituisce la testimonianza vivente e perenne. Sarebbe un grave errore considerare la pietà mariana come qualcosa di inutile e di superfluo, che ostacoli i nostri rapporti con Dio.
Questa pietà non è una specie di raffinatezza, una concessione all'immaginazione e alla sensibilità popolare, un mezzo di salvezza a buon mercato. E' invece per tutti, indistintamente, l'espressione della volontà di salvezza che Dio ha nei nostri confronti,... volontà divina che nasconde in sé un mistero d'amore. Perché Maria è, dopo il Cristo, la grazia più insigne che Dio ci ha fatto. Ah! Se tu conoscessi il dono di Dio! diceva Gesù alla samaritana (Gv. 4, 10). In questo dono è racchiuso quello di Maria, perché il mistero del Figlio comprende quello della Madre. Non bisogna esitare ad accettare, dalle mani di Dio, colei che ci viene offerta così. A ciascuno di noi, in un certo senso, Dio di,ce di nuovo la parola dell'angelo a Giuseppe: Non temere di accettare Maria... quel che è nato in lei è opera dello Spirito Santo (Cfr. Mt. 1, 20). Occorre ricevere con umiltà questo dono dell'Altissimo: accogliere, con l'anima dilatata, tutto il capitale d'amore che Dio ha investito in Maria, per la felicità sua e per la nostra.
«Pastoralia» dell'archidiocesi di Malines-Bruxelles del 2-12-1968.

sabato 6 settembre 2014

Un cuore che ascolta…



Dio grande e meraviglioso,
molte volte, nelle nostre litanie,
abbiamo detto:
"Ascoltaci, Signore!",
senza esserci prima chiesti
se noi abbiamo ascoltato te,
se siamo stati in sintonia con le tue parole,
con i tuoi silenzi.
Vogliamo che tu porga l’orecchio
alla nostra supplica,
senza preoccuparci di correggere
la nostra sordità,
la durezza del nostro cuore.
Interpreta tu, Padre,
la nostra povera preghiera;
ed ogni volta che ci senti ripetere:
"Ascoltaci, Signore!",
sappi che intendiamo dirti:
"Apri il nostro orecchio ad ascoltare la tua voce.
Apri i nostri occhi a vedere te ovunque.
Apri le nostre labbra per lodare te."
Donaci un cuore che ascolta te,
Padre di misericordia,
con il Figlio e lo Spirito d’amore:
ascolta Dio, ascolta e perdona!
 
BERNARD HARING

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi - 1Cor 4,6-15 - Soffriamo la fame, la sete, la nudità.



Fratelli, imparate [da me e da Apollo] a stare a ciò che è scritto, e non vi gonfiate d’orgoglio favorendo uno a scapito di un altro. Chi dunque ti dà questo privilegio? Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?
Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini.
Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo.

Parola di Dio
Riflessione

Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi”...
Caro Paolo... non darti pena... vergognarsi?... non ci sarà stato certo questo pericolo!!! Gonfi di orgoglio erano... gonfi di orgoglio sono rimasti!
E' strano, è passato tanto tempo, ma alla fine il comportamento umano non è cambiato. Gasarsi infatti è il “passatempo” preferito di tanti di noi... o forse è meglio dire, il nostro primo lavoro. Mi sa che questo settore non conosce crisi!!!
In una società come la nostra dove al primo posto c'è tutto tranne Dio, andare veramente controcorrente è una vera persecuzione e un tormento... e, come Paolo, si è costantemente calunniati e rifiutati, anche tra “credenti”. Diceva bene don Divo Barsotti: “Io non stupisco che siano pochi i credenti, ma mi stupisco che ce ne possano essere”.
L'ammonizione di Paolo non solo è molto dura.... diciamo pure che dovrebbe far vergognare tanti di noi. La sua ironia sottile e tagliente è straordinaria, ma non tutti purtroppo la comprendono.
Dalle sue parole si nota tantissimo la sofferenza e la delusione che tanti fratelli di Corinto, con la loro presunzione, gli hanno causato.
Quante volte abbiamo sofferto anche noi per questo motivo? Abbiamo offerto aiuto, abbiamo dedicato il nostro tempo, anche con qualche sacrificio e poi la persona beneficiata si scorda di dirti grazie. Non solo... parlerà anche male di te!!!
“Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi”.
Paolo non tace di fronte a tanta sporcizia e così, con le sue cesoie, mette a nudo il loro comportamento non tanto brillante. Le persone che oggi pensano una cosa e il giorno dopo un'altra... non sempre hanno la sindrome del “dottor Jekyll e mister Hyde”... ma sono semplicemente così perché non hanno capito che Dio è l'unica verità. Le persone cambiano idea così velocemente che quasi ti viene il capogiro. Oggi sei alle stelle... domani alle stalle!!! Per fortuna c'è il buon Dio... che non cambia mai idea. Era... E'... E sarà.
Quante volte anche noi ci siamo alleati con qualcuno per screditare un altro? Molte volte preferiamo andare dalla parte della maggioranza perché in qualche modo ci fa sentire più forti.
Si tende a frequentare un certo tipo di ambiente per così dire: ”bene”, gente ricca, figli di papà, gente istruita... deridendo chi non appartiene a queste cerchie. La realtà è che non c'è scuola migliore al mondo se non quella di Gesù, e a questa scuola noi dovremmo metterci in fila... perchè chi sceglie di andare con chi vive vantandosi per ciò che non è suo prima o poi finirà nelle tenebre. Di tutto ciò che abbiamo in questa terra dobbiamo ricordarci che non abbiamo nessun merito... quindi è assurdo gonfiarsi perchè prima o poi “qualcuno”, con un aghetto, penserà a farci fare “puff”... A questo proposito mi viene in mente un pensiero del Curato d'Ars: “Ecco dunque un tale che si tormenta, che si agita, che fa chiasso, che vuole dominare su tutti, che si crede qualche cosa, che sembra voler dire al sole: “togliti di là, lasciami illuminare il mondo al tuo posto!...” Un giorno quest'uomo orgoglioso, sarà ridotto tutt'al più ad un pizzico di cenere che sarà portata via di fiume in fiume... fino al mare”.
Paolo poi elenca tre qualità che un vero discepolo di Cristo deve possedere: Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo...
Allora preghiamo il buon Dio di rafforzare sempre la nostra fede, in modo da vedere almeno un po' con i Suoi occhi. Diceva bene San Giovanni della Croce: “Ciò che è più chiaro e vero, è per noi più oscuro e incerto. Per questo lo evitiamo, e invece è ciò che ci conviene; al contrario, cerchiamo ciò che brilla e riempie i nostri occhi, e lo desideriamo, essendo il peggio per noi perché ci ostacola ogni passo”.
Caro Gesù, io ti ringrazio di vero cuore per tutto ciò che ho e per tutto ciò che non ho. E quando ogni tanto, dico quella parola pessima: "non è giusto"... mollami un ceffone!!! Perchè nel momento in cui pronuncio questo dentro di me, evidentemente penso di meritare di più.
Pace e bene

INCONTRO D’AMORE – Dalla Rivista “Araldo” - SACERDOTI DEL S. CUORE - DEHONIANI




INCONTRO D’AMORE DIO CON NOI, NOI CON DIO

Chi cerca trova!” Questo proverbio, che tra l’altro ha profonde radici bibliche, è credibile? Noi, purtroppo, nella vita conosciamo l’amara e inquietante delusione di cercare senza trovare. Si pensi a chi cerca inutilmente il lavoro o un futuro; a chi non trova un familiare scomparso da casa; a chi ha perso la pace del cuore e non sa darsi pace; a chi è finito nella sventura o nella malattia e non ha più speranza di uscirne; a chi ha smarrito un bene prezioso e non sa come e dove trovarlo... Ma se questo è vero per tante situazioni umane, non è assolutamente vero per quanto riguarda la nostra ricerca e il nostro rapporto con Dio. La Bibbia ci dice infatti, che Dio è “Colui che si fa trovare” ( Is 55, 6 ) e anzi, quando ci allontaniamo da lui, ci viene a cercare, perché non vuole assolutamente perderci. Per il suo infinito amore ha voluto farsi il “ Dio con noi” ( Mt 1,23 ). È così! In Cristo Gesù, “Dio fatto uomo”, la divinità incontra e abbraccia l’umanità, e l’umanità ha la piena garanzia di incontrare e abbracciare la divinità. L’incontro salvifico con Dio in Gesù è il vero traguardo del nostro cammino umano e cristiano.

Dalla ricerca al felice incontro



Un ateo convertito, André Frossard, volendo provare l’esistenza di Dio a partire dal gioioso “ritrovamento” della sua vita attraverso la fede, ha scritto un libro interessante: “Dio esiste! Io l’ho incontrato!”. Sì, l’incontro con Dio, per chi si converte a lui, è davvero bello e gioioso. Per capirlo basta leggere nel Vangelo, l’incontro-conversione della Maddalena ( Lc 7,36-50 ), della donna samaritana ( Gv 4,5-42 ), del ricco e inquieto Zaccheo ( Lc 19,1-10 )... E ancora più convinta e convincente la testimonianza del più grande convertito del Cristianesimo, l’apostolo Paolo: “Non sono più io che vivo, è Cristo a vivere in me” ( Gal 1,20 ). Ma un vero incontro con Dio può avvenire anche quando ci rendiamo conto che, in Dio creduto e amato, troviamo il valore e il fine supremo della nostra vita sulla terra. A proposito, mi viene da applicare all’incontro con Dio un’espressione più volte sentita nella mia infanzia: “Benedetto il giorno che ti ho incontrato!”. Così diceva ogni tanto mio papà alla mamma, quando vedeva la sua tenace, amorevole e preziosa laboriosità in famiglia. In quelle parole, anche se dette in un italiano arrangiato, c’era tutta l’anima e il cuore di mio padre che, orfano dei genitori già a dodici anni e con due fratellini a carico, aveva trovato nell’amore attento e premuroso di mia mamma la forza della sua non facile vita personale e familiare. Perché non considerare la propria vita quotidiana un “felice incontro” con Dio una “vita insieme” con Colui, “nel quale viviamo, operiamo e siamo” ? Ci accorgeremmo che si tratta di un incontro che non delude, ma realizza pienamente la vita, e ci dona sicurezza, pace e gioia. Perché Gesù non si smentisce: “Rimanete in me e io in voi, come i tralci alla vite; chi rimane in me e io in lui porta molto frutto ( cfr Gv 15, 4-6 ). L’incontro nostro con Cristo diventa una mutua presenza, feconda di bene e salvezza.

Lettera n.39 - di Fr. M.D. Molinié, o.p - Van BAMBINO MARTIRE



Miei cari Amici, abbiamo celebrato quest‟anno, per la prima volta, la messa di Teresa del Bambino Gesù, Dottore della Chiesa. In questa occasione, ho pensato che nelle mie lettere c‟è una lacuna: non ho mai parlato di Marcel Van, il cui messaggio prolunga quello di Teresa per il nostro secolo. Dal 1928 al 1959, durante tutta la vita di Van, Teresa ha vegliato su di lui, segretamente sino all‟età di 12 anni. Poi si è rivelata con una forza straordinaria, chiamandolo il suo “caro fratellino,” donandogli numerosi “baci,” e soprattutto insegnandogli la sua “piccola via.” E di questa “piccola via” Teresa ha chiesto a Van di essere il “segretario” per i figli di questo secolo.
È dunque una grave omissione non avere parlato prima nelle mie lettere della figura di questo grande santo, e soprattutto delle luci dottrinali che Teresa gli ha offerto a nostro beneficio. Voglio porvi rimedio oggi stesso, in onore del nuovo Dottore della Chiesa che il Papa ci ha dato.
Van BAMBINO MARTIRE
Van è nato il 15 marzo del 1928. Come Teresa, e altrettanto precocemente, ha ricevuto, in seno a una famiglia cattolica ricca d‟amore e materialmente agiata, la grazia di gustare il cielo con un‟intensità altrettanto forte... e forse anche più forte di quella di Teresa. La soavità indescrivibile di questo presentimento di cui Teresa dirà più tardi: “Il cielo mi sembrava così evidente che non potevo credere che gli atei fossero sinceri,” costituisce la “confettura” promessa da Grignion de Montfort ai figli di Maria. 7 Oso dire che fu immerso in questa soavità dal suo battesimo (come Obelix nella pozione magica). In esso Van ha ricevuto desideri ancora più forti di quelli che Teresa ebbe alla sua età e questa soavità ha relativizzato in modo invisibile, incomprensibile, ma perfettamente efficace, le sofferenze terribili che Teresa non ha conosciuto con la stessa intensità, né soprattutto così giovane. A 6 anni, si confessa per la prima volta, “timidamente, ma con un cuore sincero... Dopo avermi ascoltato, il parroco mi disse: tra le colpe che tu hai appena accusato non ce n‟è nessuna che abbia fatto soffrire il Buon Dio (come Teresa!). Ti do il permesso di comunicarti domani. Questo discorso colpì il mio orecchio come il fragore di una grande onda... Avevo un solo desiderio: che fosse ben presto l‟indomani. Presi la risoluzione di non mangiare niente, con l‟intento che Gesù venendo in me potesse giocare liberamente con la mia anima, poiché gli avevo chiesto di venire sotto le sembianze di un bambino affinché mi fosse possibile manifestarGli in modo del tutto naturale il mio amore di bambino.” Racconta allora la sua Prima Comunione: 7 Vedi Volume 1, Lettera n. 7, nota n. 49 (ndt).

PAPA FRANCESCO - MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE

 

Perché vantarsi dei peccati
Giovedì, 4 settembre 2014

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.201, Ven. 05/09/2014)

«Di quali cose si può vantare un cristiano? Due cose: dei propri peccati e di Cristo crocifisso». E una sola conta veramente: l’incontro con Cristo che cambia la vita dei cristiani “tiepidi” e trasforma il volto di parrocchie e comunità “decadenti”. È questa l’indicazione suggerita da Papa Francesco durante la messa celebrata giovedì 4 settembre, nella cappella della Casa Santa Marta.
A ispirare le parole del Pontefice è stata anzitutto la prima lettura della liturgia, tratta dalla prima Lettera di san Paolo ai corinzi (3, 18-23). L’apostolo, ha spiegato il Papa, «in questi brani che abbiamo letto nelle liturgie di questi giorni scorsi, parla della forza della parola di Dio». Di più, ha aggiunto, «possiamo dire» che «fa come una teologia della parola di Dio». E finisce con questa riflessione: «Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio».
In pratica, ha affermato il Pontefice, «Paolo ci dice che la forza della parola di Dio, quella che cambia il cuore, che cambia il mondo, che ci dà speranza, che ci dà vita, non è nella sapienza umana». Quindi «non è in un bel parlare e un bel dire le cose con intelligenza umana. No, quella è stoltezza». Invece «la forza della parola di Dio viene da un’altra parte». Certamente «passa anche per il cuore del predicatore». Ed è per questo che Paolo raccomanda a quanti predicano la parola di Dio: «Fatevi stolti». Li avverte di non mettere la propria sicurezza «nella sapienza del mondo». Quindi, prosegue l’apostolo, «nessuno ponga il suo vanto negli uomini».