mercoledì 30 settembre 2015

Santa Teresa di Gesù Bambino Tema: Fede



«Che cosa chiedi alla Chiesa di Dio? – La fede». Questo dialogo, che inizia la liturgia del Battesimo di un adulto, prosegue con la domanda del sacerdote: «Che cosa ti dona la fede? – La vita eterna», risponde il catecumeno. Infatti, «la fede ci fa gustare come in anticipo la gioia e la luce della visione beatifica, fine del nostro pellegrinare quaggiù. Allora vedremo Dio faccia a faccia (1 Cor. 13, 12), così come Egli è (1 Giov. 3, 2)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, CCC, 163).
Ai giorni nostri, la virtù di fede è molto spesso misconosciuta, ridotta ad un semplice sentimento soggettivo o ad una vaga credenza religiosa, considerata come un'opinione libera e facoltativa. Si tratterebbe solo di una convinzione personale appartenente all'ambito privato e non riguarderebbe nessuno, e meno di tutti la Chiesa.
Prendere o lasciare?
Ma, in realtà, che cos'è la fede? La fede è la virtù teologale per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che Egli ci ha detto e rivelato, e che la Santa Chiesa ci insegna, perchè Egli è la Verità stessa. Con la sua Rivelazione, Dio, che è invisibile, si rivolge agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli alla comunione con Sè. Con la fede, l'uomo sottomette pienamente a Dio che si rivela la propria intelligenza e la propria volontà (ved. CCC, 1814, 142-143).
Lungi dall'essere facoltativa, la fede è necessaria alla salvezza eterna. Gesù Cristo l'ha affermato chiaramente: Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo (Mar. 16, 16). «Perchè senza la fede è impossibile essere graditi a Dio (Eb. 11, 6) e giungere a condividere la condizione di suoi figli, mai nessuno sarà giustificato senza di essa, e nessuno, se non avrà perseverato in essa sino alla fine (Matt. 10, 22), conseguirà la vita eterna» (CCC, 161). Rifiutare la fede, che è un dono di Dio, vuol dire rifiutare la salvezza, e perdersi per l'eternità: chi non crederà sarà condannato (Mar. 16, 16). La fede non può dunque essere un'opzione da «prendere o lasciare».

LA PICCOLA DOTTRINA DI TERESA – tratto da “ STORIA DI UN’ANIMA” Un sogno dolcissimo - Desideri immensi e contrastanti - Scoperta della propria vocazione nella Chiesa: l'Amore - Esso racchiude tutte le vocazioni ed è eterno - Vittima volontaria all'amore - Spargere fiori cantando - Come debole uccellino in fiduciosa attesa dell'Aquila adorata - Supplica per le «piccole» anime J.M.J.T.8 settembre 1896


 

ALLA MIA CARA SORELLA MARIA DEL SACRO CUORE
O Gesù, mio Amato! chi potrà dire con quale tenerezza, quale dolcezza, voi conducete la piccola anima mia! come vi piace far risplendere il raggio della vostra grazia in mezzo anche al temporale più cupo! Gesù, la bufera tuonava forte nell'anima mia fin dalla bella festa del vostro trionfo, la festa radiosa di Pasqua, quando un sabato di maggio, pensando ai sogni misteriosi che talvolta vengono concessi a certe anime, mi dicevo che dovevano essere una consolazione molto dolce, tuttavia non la chiedevo. La sera, la mia piccola anima, considerando le nubi che coprivano il suo cielo, si diceva ancora che i sogni non erano per lei, e sotto la terripesta si addormentò... L’indomani era il 10 maggio, seconda domenica del mese di Maria, forse l'anniversario del giorno nel quale la Vergine Maria si degnò sorridermi. - Alle prime luci dell'aurora, mi trovai (in sogno) in una specie di galleria, c'erano varie altre persone, ma lontane. Nostra Madre sola era accanto a me. A un tratto, senza aver visto com'erano entrate, vidi tre carmelitane vestite dei loro mantelli e grandi veli, mi parve che venissero per Nostra Madre, ma quello che capii chiaramente è che venivano dal Cielo. Nel profondo del cuore dissi: come sarei felice di vedere il volto di una di quelle carmelitane! Allora, come se la mia preghiera fosse stata intesa da lei, la più alta delle sante si mosse verso me; subito caddi in ginocchio. Oh, felicità! la carmelitana alzò il suo velo o piuttosto lo sollevò e mi coprì con esso... senz'alcuna esitazione riconobbi la venerabile Madre Anna di Gesù, la fondatrice del Carmelo in Francia. il suo viso era bello d'immateriale bellezza, nessun raggio scaturiva da esso, e tuttavia, nonostante il velo che ci avviluppava ambedue, vedevo quel volto celeste rischiarato da una luce ineffabilmente dolce, che proveniva da esso stesso. Non saprei dire l'allegrezza dell'anima mia, queste cose si sentono e non si possono esprimere... Parecchi mesi sono trascorsi da quel sogno dolce, tuttavia il ricordo che esso lascia nell'anima mia non ha perduto niente della sua freschezza, del suo fascino celeste. Vedo ancora lo sguardo e il sorriso pieni d'amore della venerabile Madre.

CANTO DI RICONOSCENZA ALLA MADONNA DEL MONTE CARMELO




La statua di Maria Santissima del Carmelo esposta nella CHIESA DEL CARMELO - Archivolto del Carmine - Sassari


Tra le tue braccia tu m’hai presa
dai primi istanti della vita:
dopo quel giorno, Madre cara,
tu mi proteggi quaggiù sempre.
Per conservarmi l’innocenza,
in un dolce nido m’hai riposta
e l’infanzia m’hai custodita,
di un chiostro all’ombra benedetta.

E ai tempi della giovinezza,
l’appello di Gesù ho sentito.
Con tenerezza ineffabile
Il Carmelo tu m’hai mostrato.
Vieni, al Salvatore immolati”,
tu con dolcezza mi dicevi,
" vicino a me sarai felice,
vieni al Salvatore, immolati".


Presso te ho trovato riposo
Per il mio cuore, o Madre tenera!
Or in terra null’altro voglio:
Gesù soltanto è la mia gioia.
Se a volte sento la tristezza
E temo assalti di paura,
me tanto debole sostieni,
Madre, e degnati benedirmi.

Dammi che sia fedele sempre
A Gesù mio divino Sposo.
Un dì la sua soave voce
tra gli eletti a volar mi chiami.
Esilio e sofferenza allora
Non avrò e ti dirò nel Cielo
Della riconoscenza il canto,
Regina dolce del Carmelo!

Santa Teresa di Gesù Bambino

sabato 26 settembre 2015

Dal Vangelo secondo Marco - Mc 9, 38-43. 45. 47-48 - Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala.


  
Mc 9, 38-43. 45. 47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Parola del Signore

Riflessione
Il caro discepolo Giovanni pensava forse di essere l'unico ad essere usato da Gesù per portare sollievo ad altri fratelli... quindi il suo termometro spirituale segnava qualche lineetta di presunzione, di impulsività, di invidia...
La cosa non ci deve meravigliare poi così tanto... questa situazione infatti si presenta "paro, paro" anche tra i cattolici praticanti di oggi...
Se non appartieni a un gruppo, ma espandi ugualmente, o anche meglio, il profumo di Cristo, questo suscita puntualmente lo sdegno e l'invidia di molti... Ma il mio Gesù, dopo l'affermazione "infelice" di Giovanni, da a tutti noi diversi ammonimenti... peccato che non sempre vengano recepiti... le vedute della nostra mente umana, sono molto, ma molto ristrette!!! Dobbiamo metterci bene in testa, che il monopolio è dello Stato, non del Cielo!!! Le cose con Gesù vanno sempre in modi molto diversi da come noi ci immaginiamo o vorremmo, quindi... Se altri riescono a portare sollievo dove noi non riusciamo, forse il profumo che emaniamo non è proprio di Cristo... “Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia, è nato da lui (1Gv 2, 29).
I miracoli non sono altro che una conferma della fede... Se ci affidiamo a Gesù e gli assomigliamo sempre più, riusciremo anche a fare miracoli in Suo nome... “Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi (At 14, 3).
Quando si fallisce come discepoli è perché manca la santità. Pensare che appartenere a un gruppo, o a un ordine religioso, equivalga ad avere il posto assicurato in Paradiso è sbagliatissimo... Per diventare santi bisogna seguire fisicamente Gesù in tutto e per tutto, senza condizioni, significa avere con Lui un solo cuore, significa imitarlo senza brontolare troppo, significa accettare tutto: il buono e il brutto, come un Suo dono; significa accettare la propria debolezza, significa riconoscere la propria povertà per ricevere da Lui la sola giustizia che salva. Se falliamo quindi, è perché siamo convinti di essere migliori degli altri e vogliamo spaccare il mondo da soli... Ma, come diceva bene padre Marie Dominique Molinié o.p, “Bisogna essere convinti – ma assolutamente convinti – che la sola cosa di cui siamo capaci da noi stessi è di rovesciare i vasi e di rompere tutto. Quando si comincia a credelo seriamente, Dio ci affida un numero sempre maggiore di vasi...”.
E così succede che, quando siamo troppo sicuri di noi stessi, non facciamo altro che rallentare la crescita del Regno di Dio...Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito (Lc 11, 52).
Quanti oggi, perché hanno dei ministeri, pensano di essere i soli portatori della Parola di Dio, i soli portatori della Verità e della Luce? Troppi!!!... E così, quando  non si bazzica nello stesso ambiente, vieni guardato dall'alto in basso, vieni guardato con sospetto, vieni tenuto a distanza come chi “non è dei nostri”...
Mi viene da pensare  quando in certe città si sente parlare di parcheggiatori “abusivi”, che si infuriano se qualcuno si mette a fare lo stesso “lavoro” vicino a loro... Le carte in regola non le ha nessuno... quindi converrebbe evitare di molestarsi a vicenda. Ci dovremmo infervorare e gareggiare per le cose di Cristo, per diventare sempre più Santi, per far diventare Santi i fratelli, o almeno per confortare quanti il Signore ci mette accanto; spesso possiamo dare un sorriso, una parola, un aiuto spirituale, un aiuto materiale, il nostro tempo... gesti che, come il piccolo bicchiere d'acqua, non saranno senza ricompensa... sono questi gesti che varranno come biglietto per l'entrata in Paradiso... Tutte le nostre azioni giornaliere, anche quelle che a noi sembrano piccole o banali, se fatte con amore, agli occhi di Dio valgono un patrimonio.
Le cose stratosferiche invece, fatte "per essere ammirate dagli uomini", valgono un bel piffero per Dio!... “Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato” (1Gv 2, 6).
Dopo la ricompensa promessa a chi avrà dato anche solo un “bicchiere d'acqua”, Gesù ci ammonisce: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”; e poi continua con una serie di mutilazioni... Naturalmente il buon Dio non ci vuole né invalidi, né uccisi di morte violenta... è un modo di dire... è un modo per dire quanto è importante e quanto vale la vita eterna: vale molto più di un occhio, di una mano o di un piede... è un modo per dire che far perdere la fiducia in Gesù e impedire la crescita spirituale a un fratello che lo ama alla maniera di un bambino, è tanto grave come la necessità di tagliare un piede o cavare un occhio; chi dovrà subire una simile operazione, come si dice in gergo, saranno per lui “sorci vivi”!!!
Mi viene in mente una volta che mi trovavo in una cappella privata di un ordine religioso - non mi ricordo se all'inizio della visita o alla fine -, davanti al tabernacolo ho inviato dei bacetti a Gesù dicendogli: "Ciao a dopo"… Mai l'avessi fatto!!! Sono stata ripresa subito da una religiosa: Il bacio ci può anche stare, ma d'ora in vanti bisogna avere una fede adulta”. Fede adulta!?… Qu'est-ce que c'est?
In quel momento mi sono vergognata, ho pensato che forse aveva ragione, che mi ero fatta un Gesù a modo mio. Ero sconvolta... e dicevo tra me: ma Gesù ha detto che dobbiamo essere come bambini per entrare nel Regno dei Cieli!!! Che dobbiamo lasciarci fare, che dobbiamo dirgli tutto, perché devo diventare adulta!?... All'improvviso, è come se il buon Dio mi avesse dato le gambe più veloci del West!!! Sono scappata via e così una delle mie avventure è finita lì... Ho pensato infatti, se diventare suora significa essere imbalsamata, allora preferisco essere una consacrata invisibile, come le chiamava padre Marie Dominique Molinié, e amare Gesù a modo mio. 
Con questo non voglio dire che le tutte suore sono imbalsamate... solo qualcuna!!!
Questo per dire quanto è importante la nostra testimonianza... A me il buon Dio mi ha fatto diventare Speedy Gonzales, mi ha dato una luce particolare per discernere e per questo lo ringrazio ogni giorno, ma quante anime, specialmente all'inizio, non hanno questa luce e vengono scandalizzate?
Preghiamo allora il buon Dio di aumentare la nostra fede, in modo da essere sempre delle fiaccole accese per i nostri fratelli, fiaccole che trasmettono la luce di Dio e non il calore dell'inferno. PreghiamoLo soprattutto di mandarci sacerdoti santi, perché vogliamo vedere Dio in loro, vogliamo essere guidati su vie diritte e non correre e faticare invano.  
Gesù mio, mi affido a Te... e qualsiasi cosa tu abbia deciso per me la accetterò con gioia. Io sono la tua principessa, non te ne dimenticare... una principessa con la corona di pietre non troppo brillanti, ma il Tuo amore e la Tua guida mi aiuteranno a far brillare queste pietre e a renderle preziose.
Pace e bene

giovedì 24 settembre 2015

UNA SPIRITUALITÀ PER IL DIALOGO di Andrea Gasparino ( Fontanelle di Boves, 1923 – Cuneo, 26 settembre 2010) è stato un presbitero e scrittore italiano, fondatore del Movimento Contemplativo Missionario Padre De Foucauld.




Ogni sorta di bestie è stata domata dall’uomo, ma la lingua nessun uomo la può domare” (Gc 3, 7)

IMPORTANZA DEL DIALOGO
Come sarebbe strano se ci saltasse in mente, quando la Panda si ferma, di riempire il serbatoio di acqua invece che di benzina! Si capisce che la Panda non uscirebbe più dai suoi guai. È un po’ la storia del dialogo. Quando s’inceppa la carità, è sempre per una causa semplicissima: si è arrestato il dialogo. Che cosa fare? È semplicissimo: si ritorna al dialogo. È la benzina del motore, non dobbiamo farci illusioni. La nostra carità sta in piedi perché si dialoga e finché si dialoga; cala, s’inceppa e si arresta quando non si dialoga.
È il dialogo l’anima della nostra carità. E il dialogo il bisogno essenziale della nostra carità. Per il pieno di benzina ci vogliono i distributori, per il dialogo è ancora più semplice: basta la nostra buona volontà. Non allarmiamoci troppo quando la carità si arresta: con una buona volontà di dialogo la carità può riprendere. È il grande segreto della vita, è la chiave maneggiabile da tutti quelli che hanno buona volontà.
La vita è amare
La vita è solo questo: è amare. La vita senza questo non ha senso. Senza amore, è un tunnel senza uscita.
Viviamo per amare. Per amare e per essere amati. Non basta che amiamo. Occorre anche essere amati. Ma il problema va avanti da sé: chi ama è amato; chi ama, presto o tardi suscita amore. Quando siamo preoccupati per il problema della carità occorre subito richiamarci a questa realtà semplicissima: per risuscitare l’amore basta amare. L’uomo è un essere così ben strutturato che risponde sempre all’amore: avrà i suoi ritardi dovuti alle cause più strane, ma quasi con certezza assoluta l’uomo risponde all’amore se è oggetto di amore.

mercoledì 23 settembre 2015

Dal libro del profeta Aggèo - Ag 1, 1-8 - Ricostruite la mia casa, in essa mi compiacerò.



 Ag 1, 1-8
L’anno secondo del re Dario, il primo giorno del sesto mese, questa parola del Signore fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele, figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, e a Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote.
«Così parla il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: “Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!”».
Allora fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo questa parola del Signore: «Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina? Ora, così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato. Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene sul vostro comportamento! Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria, dice il Signore».

Parola di Dio



Riflessione

Oggi Dio, tramite il profeta Aggeo, ci chiama a riflettere sul nostro comportamento. Poniamoci una semplice domanda: "La Gloria di Dio, è la nostra priorità?... Mettiamo Dio al primo posto o invece lo trascuriamo per occuparci di tante cose che consideriamo più importanti?".
Per ben due volte Dio dice: “Riflettete bene sul vostro comportamento!... Perché?... Non bastava una volta?... Evidentemente no. Siamo così duri di comprendonio!!!... Non solo, siamo anche poco furbi... Come possiamo vedere Dio fa notare ai Giudei, e a noi, che la loro e la nostra condizione spirituale non è “tanto per la quale”...
Ci mette in guardia dalla nostra tiepidezza e dalle nostre infedeltà affinché cambiamo rotta, affinché cambiamo i nostri comportamenti, il nostro stile di vita... affinché apriamo il nostro cuore senza trovare le solite scuse, perché non dire SI al buon Dio giustificandoci equivale a dirGli di no...
Non sempre ci sono ragioni valide per il nostro “rifiuto momentaneo”... anzi... non ce ne sono mai!!!
Qualcuno potrebbe obiettare, adducendo come scusa il lavoro stressante, i problemi della famiglia, la salute precaria e tormenti di ogni genere...: "In tutti questi tormenti e prove, come trovare il tempo per pensare a Dio? Con tutti i pensieri che ho? Non ho tempo neanche per andare in “bagno”? Sempre di corsa... la preghiera è per i disoccupati!!!"...
Stolti!!! E' proprio in questi momenti che Dio ci offre l'occasione di crescere in santità, di fidarci di Lui e così sperimentare meglio la sua potenza. Quindi, quando abbiamo momenti di sconforto per le tante prove, cerchiamo di non avere un atteggiamento disfattista... fidiamoci di Gesù, cerchiamo di costruire un'amicizia con Lui, cerchiamo di vedere la nostra vita non come una cosa privata, dove Gesù può entrare, ma senza esagerare, può entrare, ma senza chiedere troppo... può entrare, ma per stare seduto in un angolino, così che possiamo ricorrere a Lui solo quando abbiamo tempo e voglia... Gesù sì, ma è meglio tenerlo a una certa distanza. Abbiamo paura, insomma, che Lui voglia entrare nella nostra vita per rubarci qualcosa... come se tutto non appartenesse già a Lui!!!... Tu ami tutte le cose esistenti, e nulla disprezzi di quanto hai creato; se tu avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte sono tue, Signore, amante della vita (Sap 11, 24-26). Il messaggio di oggi non è indirizzato ai pagani... Dio non si sta lamentando perché seguiamo gli idoli, ma perché trascuriamo il nostro dovere di cristiani mettendo al primo posto tutto... tranne Lui. Facciamo tanto, mangiamo fino a scoppiare e beviamo fino ad ubriacarci, ci vestiamo alla moda, abbiamo soldi, ma alla fine senza la benedizione di Dio tutto va in malora... Tutto quello che abbiamo non è né merito nostro, né fortuna... ma ogni cosa che abbiamo è Dio che ce l'ha data. Dobbiamo ringraziare ogni giorno se ci svegliamo, se respiriamo, se parliamo, se andiamo al lavoro, se possiamo fare gli “splendidi” davanti a tutti sfoggiando la nostra bella macchina, la nostra casa, i nostri vestiti... Non è scontato niente... E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? (Mt 6, 27).
In ogni momento della giornata quindi, in ogni cosa che facciamo o che ci accade, Dio deve essere al centro dei nostri pensieri, dobbiamo vederlo in ogni cosa, in ogni persona in ogni evento, bello o brutto... perché nonostante le difficoltà, le strade chiuse, le porte chiuse, le situazioni umanamente impossibili... il progetto di Dio prima o poi si realizzerà, con una precisione, un tempismo, una genialità che nemmeno immaginiamo...
Non dobbiamo cercare Dio solo quando tutto va in rovina per pregarlo di farci continuare, senza troppi problemi, senza troppi scossoni, la nostra vita di cristiani “piccolo-borghesi”... Gesù si... ma a dosi omeopatiche... così non ci facciamo male!!! Che disastro che siamo!!! Gesù va bene se ci fa capitare cose belle... ma diceva bene san Tommaso Moro alla figlia prima del martirio:Non accade nulla che Dio non voglia, e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio.
Così, dopo che Dio ci ha fatto una bella lavata di testa... ci dice cosa dobbiamo fare... ci dice che dobbiamo agire... Salite sul monte, portate legname...”. Ma agire non basta... bisogna cambiare... ...ricostruite la mia casa”...
E' inutile infatti salire sul monte se poi ci si siede tutto il giorno a guardare il panorama... va bene cinque minuti, ma poi devi fare qualcosa. E' come quando ci accostiamo al Sacramento della Riconciliazione... il primo moto è “andare”, ma poi, se vogliamo rimanere in grazia di Dio, dobbiamo cambiare la nostra condotta, perché se l'incontro con Gesù non apre il nostro cuore al cambiamento, allora è come se non lo avessimo mai incontrato. Pensiamo quando si ricostruisce una casa mezzo demolita... che si fa?... Per prima cosa si eliminano le macerie vecchie per far posto poi alla nuova costruzione... e a dire il vero, si fatica di più a ricostruire che a costruire da zero... il vecchio va demolito... va portato alla discarica... ma alla fine il risultato sarà perfetto... Dio infatti non dice costruite i tempio... ma ricostruite... Dove?... su delle fondamenta gia esistenti. Gesù, non abbandona l’opera delle Sue mani, non abbandona l’opera che ha già cominciato. Forza e coraggio... ce la possiamo fare!!! Dio è con noi... In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito”(Ef 2, 21-22). Un cuore rinnovato e puro, colmo di amore di Dio, può cambiare il mondo... Ricostruiamo allora il nostro tempio affinché sia reso idoneo per essere abitato dal Signore nostro Dio... O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?” (1 Cor 6, 19).
Chiediamo al buon Dio di aumentare la nostra piccola fede, in modo da avere sempre più il desiderio di conoscerlo e di avere una comunione sempre più intima con Lui. Solo così potremmo spiccare il volo come degli uccellini e non farci travolgere dalle maree che si alzano continuamente nella nostra vita, perché, se stiamo troppo ancorati a terra, prima o poi qualche tsunami ci travolgerà.
Fidiamoci allora di Gesù e delle sue parole perché il nostro vero bene è stare con Lui e quando pensiamo che non ci sia più niente da fare, ricordiamoci queste parole: Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri, io sorgerò, dice il Signore, metterò in salvo chi è disprezzato” (Sal 12, 6).
Pace e bene

Pietre dell'eterno edificio - Dalle lettere di san Pio da Pietrelcina, sacerdote - (Edizione 1994: II, 87-90, n. 8).



    Con ripetuti colpi di salutare scalpello e con diligente ripulitura l'Artista divino vuole preparare le pietre con le quali costruire l'edificio eterno. Così canta la nostra tenerissima madre, la santa Chiesa Cattolica, nell'inno dell'ufficio della dedicazione della chiesa. E così è veramente.
    Molto giustamente si può affermare che ogni anima destinata alla gloria eterna è costituita per innalzare l'edificio eterno. Un muratore che vuole edificare una casa innanzi tutto deve ben ripulire le pietre che vuole usare per la costruzione. Cosa che ottiene a colpi di martello e scalpello. Allo stesso modo si comporta il Padre celeste con le anime elette, che la somma sapienza e provvidenza fin dall'eternità ha destinate ad innalzare l'edificio eterno.
    Dunque, l'anima destinata a regnare con Gesù Cristo nella gloria eterna deve essere ripulita a colpi di martello e di scalpello, di cui l'Artista divino si serve per preparare le pietre, cioè le anime elette. Ma quali sono questi colpi di martello e di scalpello? Sorella mia, sono le ombre, i timori, le tentazioni, le afflizioni di spirito e i tremori spirituali con qualche aroma di desolazione e anche il malessere fisico.
    Ringraziate, quindi, l'infinita pietà dell'eterno Padre che tratta così la vostra anima perché destinata alla salvezza. Perché non gloriarsi di questo trattamento amoroso del più buono di tutti i padri? Aprite il cuore a questo celeste medico delle anime e abbandonatevi con piena fiducia tra le sue santissime braccia. Egli vi tratta come gli eletti, affinché seguiate Gesù da vicino sull'erta del Calvario. Io vedo con gioia e con vivissima commozione dell'animo come la grazia ha operato in voi.
    Siate certi che tutto quello che ha sperimentato la vostra anima è stato disposto dal Signore. Non abbiate perciò timore di incorrere nel male e nell'offesa di Dio. Vi basti sapere che in tutto questo mai avete offeso il Signore, anzi che lui ne è rimasto ancor più glorificato.
    Se questo tenerissimo Sposo si nasconde alla vostra anima non è perché, come pensate, voglia vendicarsi della vostra infedeltà, ma perché mette sempre più alla prova la vostra fedeltà e costanza e inoltre vi purifica da alcuni difetti, che non appaiono tali agli occhi carnali, cioè quei difetti e quelle colpe, dai quali neppure il giusto è esente. Nelle sacre pagine è infatti scritto: «Il giusto cade sette volte» (Pr 24, 16).
    E credetemi che se non vi sapessi così afflitti, sarei meno contento, perché vedrei che il Signore vi dona meno gemme preziose... Scacciate come tentazioni i dubbi contrari... Scacciate anche i dubbi che riguardano il modo di essere della vostra vita, cioè che non ascoltate le ispirazioni divine e che resistete ai dolci inviti dello Sposo. Tutto questo non proviene da spirito buono, ma da spirito cattivo. Si tratta di arti diaboliche, che cercano di allontanarvi dalla perfezione o almeno di ritardare il vostro cammino verso di essa. Non vi perdete di coraggio!
    Se Gesù si manifesta, ringraziatelo; se si nasconde, ringraziatelo ancora: sono scherzi di amore. Mi auguro che arriviate a spirare con Gesù sulla croce ed esclamare con Gesù: «Consummatum est» (Gv 19, 30).

Il giudizio di Dio e la vita umana - Dal Libro XX “ LA CITTÀ DI DIO “ di Sant'Agostino




In questa vita impariamo a tollerare con animo sereno i mali che subiscono anche i buoni e a non sopravvalutare i beni che conseguono anche i cattivi e perciò nelle circostanze, in cui non si manifesta la giustizia di Dio, è salutare il suo insegnamento. Noi non sappiamo in base a quale giudizio di Dio il buono sia povero e il malvagio sia ricco, perché questi goda, sebbene noi presumiamo che dovrebbe essere afflitto da tormenti per la sua depravata condotta e l'altro sia nel pianto, sebbene la vita lodevole suggerisce che dovrebbe essere nella gioia; non sappiamo come l'innocente esca dal tribunale, non solo invendicato ma anche condannato, o perché angariato dal sopruso del giudice o perché travolto da false testimonianze, e al contrario il suo avversario criminale lo schernisca non solo perché impunito ma anche indennizzato; non sappiamo perché il miscredente goda ottima salute e il credente si strugga nella malattia; perché giovani sanissimi si diano al brigantaggio e bimbi, che neanche a parole hanno potuto offendere qualcuno, siano afflitti dalla violenza di varie infermità; perché un individuo utile agli interessi umani sia rapito da una morte immatura e un altro, che all'apparenza non sarebbe dovuto neanche nascere, viva per di più molto a lungo; perché uno zeppo di delitti sia elevato a cariche onorifiche e invece il buio di un'esistenza ignobile occulti un uomo senza macchia. E vi sono altri casi del genere che è impossibile elencare e calcolare. Facciamo l'ipotesi che simili evenienze, nel loro quasi non senso, si ripetano, sicché in questa vita, in cui, come dice un Salmo: L'uomo è divenuto come un'apparenza e i suoi giorni trascorrono come un'ombra , soltanto i cattivi conseguano questi beni effimeri e soltanto i buoni subiscano questi mali. Il fatto si potrebbe riferire al giusto o anche benevolo giudizio di Dio in modo che coloro, i quali non conseguiranno i beni eterni che rendono felici, si illudano secondo la loro malvagità o siano compensati secondo la misericordia di Dio con i beni nel tempo; invece coloro, che non dovranno subire le pene eterne, siano afflitti dai mali nel tempo a causa dei loro peccati di qualsiasi specie ed entità e siano stimolati dai mali a potenziare le virtù. Ma poiché in questa vita non solo i buoni sono nel male e i cattivi nel bene, e ciò sembra ingiusto, ma spesso anche ai cattivi tocca in sorte il male e ai buoni il bene, più imperscrutabili divengono i suoi giudizi e misteriose le sue vie . Noi dunque ignoriamo con quale giudizio Dio, in cui si ha somma potenza, sapienza e giustizia e non si ha alcuna debolezza, insipienza e ingiustizia, operi tali fatti o permetta che avvengano. Impariamo tuttavia a nostro vantaggio a non sopravvalutare il bene e il male, che osserviamo comuni ai buoni e ai cattivi, a perseguire il bene che è proprio dei buoni ed evitare il male che è proprio dei cattivi. Quando poi giungeremo al giudizio di Dio, il cui tempo fin d'ora si denomina propriamente giorno del giudizio e talora giorno del Signore, si manifesteranno sommamente giuste non solo le sentenze di giudizio allora emesse, ma tutte quelle emesse dal principio e tutte quelle che fino a quel tempo saranno emesse. Allora si manifesterà anche per quale giusto giudizio di Dio avviene che attualmente molti e quasi tutti i giusti giudizi di Dio siano un mistero per la conoscenza e il pensiero dei mortali, sebbene non è un mistero per la fede dei credenti che è giusto sia un mistero.

martedì 22 settembre 2015

San Pio da Pietrelcina - Dichiarato venerabile nel 1997 e beatificato nel 1999, è canonizzato nel 2002 - Tema: Stimmate - Sacramenti penitenza ed eucaristia - Sofferenza



Uno dei rari laici ammessi a partecipare al concilio Vaticano II, Jean Guitton, diceva, nell'ottobre del 1968: «Emettere un giudizio su Padre Pio sarà una cosa lunga, complessa. Ma migliaia di testimoni si alzeranno per dire che egli ha accresciuto la loro convinzione della presenza divina e della verità del Vangelo». Infatti, in un secolo fortemente caratterizzato dall'ateismo teorico e pratico, Dio ha degnato di dare un segno manifesto della sua presenza: questo Frate cappuccino, nel quale Gesù Cristo ha voluto rinnovare il mistero della sua Passione per mezzo secolo, è un testimonio eccezionale. Beatificato da Papa Giovanni Paolo II, il 2 maggio 1999, Padre Pio ricorda ai cristiani ed a tutta l'umanità che Gesù Cristo è l'unico Salvatore del mondo.
Francesco Forgione è nato nel 1887 a Pietralcina, borgata dell'Italia meridionale. Fin dalla più tenera età, riceve la grazia di frequenti visioni della Santissima Vergine. Gli si presenta anche il diavolo, spesso di notte, sotto sembianze terrificanti. A partire dai nove anni, inizia, per così dire, un ciclo di malattie gravi, che prenderà fine solo con la sua morte. Tuttavia, a sedici anni, entra nel convento dei Cappuccini, dove pronuncia i voti con il nome di fra Pio. Ma la salute del giovane monaco non migliora: il polmone sinistro è gravemente leso; i suoi accessi di febbre fanno scoppiare i termometri! Nella speranza che un clima più propizio favorirà la guarigione di tale inspiegabile malattia, gli si fa cambiare convento a parecchie riprese, poi, dal 1910 al 1916, torna a Pietralcina, presso la sua famiglia. Il 10 agosto 1910, viene, malgrado tutto, ordinato sacerdote: «Come ero felice quel giorno, dirà. Il mio cuore ardeva d'amore per Gesù...ho cominciato ad assaporare il Paradiso». Nel luglio del 1916, riesce finalmente a stabilirsi nel convento di San Giovanni Rotondo, vicino a Foggia, nelle Puglie.
Miracoli nel ventesimo secolo
Il 20 settembre 1918, a 31 anni, riceve la grazia delle stimmate, piaghe sanguinolente nelle mani, i piedi ed il costato, che riproducono quelle di Gesù crocifisso. Perderà ormai l'equivalente di un bicchiere di sangue al giorno, per cinquant'anni. «Su di lui, testimonia un confratello, non sono soltanto macchie, ma vere piaghe che gli forano le mani ed i piedi. Ho potuto osservare quella del costato: una vera lacerazione che versa continuamente sangue». Tali piaghe gli causeranno una debolezza usuale che, per quanto sia dolce, non è tuttavia meno dolorosa. Davanti ad una simile grazia, Padre Pio sente vivamente la sua indegnità, ma è felice di essere la configurazione di Cristo.
I superiori fanno appello a medici famosi per esaminare le stimmate. Questi specialisti constatano la realtà delle ferite. Certi le attribuiscono ad una forza magnetica, altri ad autosuggestione, altri ancora a «rapporti psicofisiopatologici» (sic); ma parecchi riconoscono che la causa delle piaghe esula dalla scienza medica. «Le stimmate, scrive il Cardinale Journet, hanno per scopo quello di ricordarci in modo sconvolgente le sofferenze di Dio martirizzato per noi e la necessità in cui si trova tutta la Chiesa di soffrire e di morire prima di entrare nella gloria... Le stimmate sono una predicazione cruenta, insieme tragica e splendida. Non ci permettono di dimenticare quali siano i veri segni della sincerità dell'amore».

BEATA BERNARDINA MARIA JABŁONSKA (1878 – 1940) CONFONDATRICE DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE DEL TERZ'ORDINE DI SAN FRANCESCO SERVE DEI POVERI (ALBERTINE) Beatificazione: 6 giugno 1997 Festa: 23 settembre



BERNARDINA MARIA JABŁONSKA nacque il 5 agosto 1878 nel villaggio di Pizuny presso Narol, Polonia. Era la secondogenita dei coniugi Gregorio Jabłonski e Maria Roman. Al battesimo, il giorno dopo, le fu imposto il nome di Maria. In famiglia ricevette una solida educazione cristiana e tutto l'amore dei genitori. Per dieci anni fu l'unica figlia, dato che il primogenito era morto prima della sua nascita e gli altri due fratelli sarebbero nati nel 1888 e nel 1891. I genitori erano piccoli possidenti terrieri, rispettati e stimati dai loro vicini. In questa atmosfera campestre Maria cresceva sana e allegra, pur avendo un temperamento piuttosto impulsivo.

Siccome la scuola si trovava lontana dalla loro casa, i genitori l'affidarono ad un insegnante privato il quale non riuscì, però a domare la piccola Maria e dopo alcuni mesi lasciò l'insegnamento. La piccola fu mandata allora a casa di lontani parenti, dove un altro insegnante dava lezioni private ai bambini. L'i­struzione impartitavi era alquanto sommaria e Maria, una ragazza intelligente, imparò solo a leggere e poco a scrivere.

In questo periodo intraprese, insieme ai genitori, un pellegrinaggio a Ho­ryniec, nella chiesa dei frati Francescani, per la festa di S. Antonio e S. Maria degli Angeli. II culto della Madonna in casa della famiglia Jabłonski fu sempre molto profondo.

A 15 anni la felice infanzia di Maria fu bruscamente interrotta dalla morte della madre; ciò causò un cambiamento completo della sua vita. Infatti, la morte la provò a tal punto che lei stessa chiamò quel momento critico della sua vita « conversione ». La madre, profondamente religiosa, ebbe molta influenza sulla figlia, trasmettendole in modo particolare la venerazione del Santissimo Sacra­mento e l'attaccamento filiale alla Madre di Dio. Una cappellina sul bordo della foresta, con l'immagine dell'Immacolata, dove la ragazza aveva sempre portato mazzi di fiori di campo, divenne il luogo prediletto delle sue meditazioni. Li affidava a Maria i problemi della sua giovane esistenza. Dedicava inoltre molto tempo all'adorazione del Santissimo Sacramento nella chiesa di
Lipsk, dove era stata battezzata. Leggeva molto, soprattutto le vite dei Santi. Sempre di più si avvicinava a Dio il cui ricamo ella percepiva nel pro fondo della sua anima e Lo ritrovava facilmente nella bellezza della natura, nella solitudine, nel suo cuore. Sorgeva così in lei il desiderio di una vita dedicata completamente a Dio nel silenzio del convento, per cui cominciò a praticare varie mortificazioni apprese dai libri.

domenica 20 settembre 2015

Dice Dio "Io amo i bambini" di Michel Quoist




Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva. ( Mc 10 , 13-16)

Dice Dio "Io amo i bambini"

Io amo i bambini, dice Dio.
Voglio che rassomigliate loro
Non amo i vecchi, dice Dio, a meno che siano ancora dei bambini.
Così non voglio che bambini nel mio Regno; è stabilito dall’eternità
Bambini storpi, bambini gobbi, bambini rugosi, bambini dalla barba bianca, ogni specie di bimbi che credete, ma bambini, solo bambini. Non c’è da discutere; è decretato, non v’è posto per gli altri.
Amo i bambini piccoli, dice Dio, perché la mia immagine in essi non è ancora offuscata.
Non hanno sabotato la mia somiglianza, sono nuovi, puri, senza cancellatura, senza raschiatura.
Così, quando dolcemente mi chino su loro, mi ritrovo in essi.
Amo i bambini perché stanno ancora crescendo, perché stanno ancora formandosi.
Sono per strada, sulla strada.
Dai grandi invece, dice Dio, non si può più cavar nulla.
Non cresceranno più, non si formeranno più.
Sono bloccati.
Sono un disastro i grandi, dice Dio, si credono degli arrivati.
Amo i bambini alti, dice Dio, perché stanno ancora lottando, perché commettono ancora peccati.
Non perché li commettono, dice Dio, mi capite, ma perché sanno di commetterli, e lo dicono, e si sforzano di non commetterli più.
Ma i grandi, dice Dio, non li amo, non hanno mai fatto male ad alcuno, non hanno nulla da rimproverarsi.
Non posso perdonare loro nulla, non hanno nulla da farsi perdonare. È penoso, dice Dio.
Penoso perché non è vero.
Ma soprattutto, dice Dio, soprattutto amo i bambini per il loro sguardo.
Lì leggo la loro età.
Nel mio cielo non vi saranno che occhi di cinque anni, perché non conosco nulla di più bello di uno sguardo puro di bimbo.
Non deve stupire, dice Dio.
Io abito in essi e io mi affaccio alle finestre della loro anima.
Quando vi trovate dinanzi a uno sguardo puro di bimbo, io vi sorrido attraverso la materia.
Invece, dice Dio, non conosco nulla di più triste di occhi spenti in una figura di bimbo.
Le finestre sono aperte, ma la casa è vuota.
Restano due fori neri, ma non più luce; due occhi, ma non più sguardo E io sto triste alla porta, e ho freddo, attendo e busso.
Ho fretta di entrare.
E l’altro è solo: il bimbo.
Si ottunde, si irrigidisce, si dissecca, invecchia.
Povero vecchio, dice Dio!

Alleluia, Alleluia, dice Dio, aprite tutti, piccoli vecchi.
Il vostro Dio, l’Eterno risorto viene a risuscitare in voi il bimbo!
Affrettatevi, è tempo, sono pronto a rifarvi un bel viso di bimbo, un sereno sguardo di bimbo!
Infatti, io amo i bambini, dice Dio, e voglio che rassomigliate loro.
    Michel Quoist

Dal quaderno n°1 del 1943 di Maria Valtorta - Dal giorno 12 giugno al giorno 24 giugno



12 giugno 1943

Dice Gesù:
«Molti, se molti leggessero quello che ti dètto, troverebbero che delle espressioni sono un po’ forti, quasi impossibili alla loro vista umana. Il Padre se ne stupirà meno perché, come mio servo, sa che nulla è impossibile a Dio, anche certe forme di condotta verso le anime che non sarebbero seguite dagli uomini che misurano le cose e le applicano secondo una falsariga e un modello creato da loro. Cioè sempre imperfetti.
Quando Io dico : “Ti ho tanto amata che ho persino accontentato i tuoi capricci...”, dico una frase che farebbe sgranare gli occhi a molti e farebbe applicare critiche irrispettose a Me e giudizi poco piacevoli a te. Eppure è così, e questo avvenne per una mia vista giustissima.
Quando Io ti volli per Me, povera Maria, eri così umana e l’umanità che avevi avuto intorno a te era ancor più umana di te stessa e ti aveva sempre più appesantita, di modo che eri proprio una piccola selvaggia. Se Io allora ti avessi chiesto quello che ti ho chiesto dopo, e specie quello che voglio da te, ora per ora, adesso, tu saresti fuggita spaventata.
Ma Gesù non fa mai paura. Gesù coi suoi figli cari è un padre di un’amorevolezza perfetta; di una amorevolezza divina, perché se Gesù fu uomo e dell’uomo conobbe i sentimenti, Egli è sempre stato ed è Dio, e perciò nei sentimenti raggiunge la perfezione di Dio.
Allora Io per avvicinarti e perché tu ti avvicinassi senza timore e con sempre più amore, ho seguito la regola in uso fra gli uomini per conquistare i bimbi scontrosi. Ti ho offerto e donato tutto quanto desideravi. Erano inezie alle volte, delle altre erano cose grandi. Ebbene: il tuo Gesù te le ha date.
Qualche volta sognavi ad occhi aperti e davi per certo il sogno. Un uomo ti avrebbe smentita facendoti passare per pazza e insincera. Io, Dio, ho mutato i tuoi sogni in certezze per non avvilirti al cospetto del mondo. In tal modo ho ottenuto che tu ti affezionassi talmente a Me da giungere a quello che sei ora: una cosa sperduta in Me, inscindibile da Me.
Tu, essere finito e imperfetto, non esisti più con le tue limitazioni e imperfezioni umane, perché sei assorbita, e da te stessa ti sei fatta assorbire, da Me. Vedi Me in ogni cosa piacevole, spiacevole, lieta, triste, che ti accada. Agisci guardando il mio Viso. Sei affascinata del mio Viso.

Dal libro della Sapienza - Sap 2,1.12-22 - Condanniamolo a una morte infame.


 
Sap 2,1.12-22

Dicono [gli empi] fra loro sragionando:
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Proclama di possedere la conoscenza di Dio
e chiama se stesso figlio del Signore.
È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri;
ci è insopportabile solo al vederlo,
perché la sua vita non è come quella degli altri,
e del tutto diverse sono le sue strade.
Siamo stati considerati da lui moneta falsa,
e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure.
Proclama beata la sorte finale dei giusti
e si vanta di avere Dio per padre.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
Hanno pensato così, ma si sono sbagliati;
la loro malizia li ha accecati.
Non conoscono i misteriosi segreti di Dio,
non sperano ricompensa per la rettitudine
né credono a un premio per una vita irreprensibile.

Parola di Dio

Riflessione

Quanta gente oggi sorride della nostra fede? Quante volte mettono a dura prova la nostra pazienza? Alcuni aspettano con ansia una nostra reazione negativa (che a volte abbiamo), in modo da dire: “ecco... allora non sopporti così tanto!!! Allora non credi così tanto in Dio? E questo tuo Dio tanto amato, dov'è ora?”. Sembra di sentire la moglie di Giobbe!!!
Gesù aveva avvisato i suoi che sarebbero stati oggetto di persecuzione per causa Sua.
E' anche vero che in certi momenti non è facile non lasciarsi scoraggiare, non facile rimanere fedeli nei momenti di tribolazione... La preghiera però aiuta tanto.
La luce, anche se pochina, che irradia dai cristiani, i comportamenti miti e gioiosi, il modo di affrontare le situazioni anche dure della vita, in qualche modo dà fastidio a chi ha deciso di seguire un'altra strada perché mette in evidenza troppe cose che non vanno in loro.
E allora cercano in tutti i modi di metterti i bastoni fra le ruote. Ma chi si ostina a non vedere questo Dio non può capire quanto Lui possa invece aiutare.
Non solo non capiscono, ma non si rassegnano e con frasi tipo: “scusa... ma se il tuo Dio ti è così vicino, perché allora ti succedono questi inconvenienti? Perché hai problemi di lavoro? Perché hai problemi di salute?. Insomma, sono convinti che questo Dio che noi seguiamo, sia l'ASL o l'ufficio di collocamento... appena si prende il numeretto... ecco le medicine, ecco la pratica.
Ma per chi crede il Signore da molto di più. Lui sa di cosa abbiamo bisogno e, se non ci esaudisce subito, significa che vuole per noi cose migliori e allora ci fa aspettare, perché un regalo inatteso, o a lungo atteso, è molto più gradito. Possiamo dire che nei momenti difficili è come se stessimo vicino a Gesù sulla Croce e in qualche modo partecipiamo alle Sue sofferenze, senza scappare. Lui solo è il grande modello di sopportazione. Cerchiamo di imitarlo senza sbuffare come un treno in salita!!! Perché, come dice il salmo 33/34: “Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato, egli salva gli spiriti affranti. Molti sono i mali del giusto, ma da tutti lo libera il Signore.
Pace e bene

Dal quaderno n°1 del 1943 di Maria Valtorta - Dal giorno 10 giugno al giorno 11 giugno



10 giugno 1943.
Dice Gesù: «Se la mia Carne è realmente cibo e il mio Sangue è realmente bevanda, come mai le vostre anime muoiono di inedia? Come mai non crescete nella vita della grazia? Vi sono molti per i quali è come se le mie chiese non avessero ciborio. Sono coloro che mi hanno rinnegato o dimenticato. Ma vi sono anche molti che si cibano di Me. Eppure non progrediscono. Mentre in altri, ad ogni unione con Me-Eucarestia, vi è un accrescimento di grazia. Ti spiegherò le cause di queste differenze. Vi sono i perfetti che mi cercano unicamente perché sanno che la mia gioia è di essere accolto nel cuore degli uomini e che non hanno gioia più grande di questa di divenire una sola cosa con Me. In questi l’incontro eucaristico diviene fusione, ed è tanto forte l’ardore che da Me emana e che da loro si sprigiona, che come due metalli in un crogiolo noi si diventa una cosa sola. Naturalmente quanto più la fusione è perfetta tanto più la creatura prende l’impronta mia, le mie proprietà, le mie bellezze. Così sanno unirsi a Me quelli che voi chiamate poi “Santi”, ossia i perfetti che hanno capito chi Io sono. Ma in tutte le anime che vengono a Me con vero trasporto e puro cuore Io porto grazie indicibili e trasfondo la mia grazia, di modo che esse procedono sulla via della Vita e anche se non raggiungono una santità clamorosa, riconosciuta dal mondo, raggiungono sempre la vita eterna, perché chi sta in Me ha vita eterna. Per tutte le anime che sanno venire a Me con l’ardore dei primi e con la fiducia dei secondi a che mi dànno tutto quanto è in loro potere di dare, ossia tutto l’amore di cui sono capaci, Io sono pronto a compiere prodigi di miracoli pur di unirmi a loro. Il cielo più bello per Me è nel cuore delle creature che mi amano. Per loro, se la rabbia di Satana distruggesse tutte le chiese, Io saprei scendere, in forma eucaristica, dai Cieli. I miei angeli mi porterebbero alle anime affamate di Me, Pane vivo che dal Cielo discende. Non è del resto cosa nuova. Quando la fede era ancora fiamma di amore vivo Io ho saputo andare ad anime serafiche seppellite negli eremi o nelle celle murate. Non occorrono cattedrali a contenermi. Mi basta un cuore che l’amore consacri. Anche la più vasta a splendida cattedrale è sempre troppo angusta e povera per Me, Dio che empio di Me tutto quanto è. Opera umana è soggetta alle limitazioni dell’umano e Io sono infinito. Mentre non m’è angusto e povero il vostro cuore se la carità lo accende. E la più bella cattedrale è quella della vostra anima abitata da Dio. Dio è in voi quando voi siete in grazia. Ed è del cuore vostro che Dio si vuole fare un altare. Nei primi tempi della mia Chiesa non vi erano le cattedrali, ma Io avevo un trono degno di Me in ogni cuore di cristiano. Vi sono poi quelli che vengono a Me soltanto quando il bisogno li spinge o la paura li sprona. Allora vengono a bussare al Tabernacolo che si apre, concedendo sempre conforto, spesso, se è utile, la grazia richiesta. Ma vorrei però che l’uomo venisse a Me non soltanto per chiedere ma anche per dare. Indi vengono quelli che si accostano alla Mensa, dove Io mi faccio cibo, per abitudine. In questi i frutti del Sacramento durano per quel poco di tempo che durano le Specie e poi dileguano. Non mettendo nessun palpito nel loro venire a Me, non progrediscono nella vita dello spirito che è essenzialmente vita di carità.

sabato 19 settembre 2015

UN ESEMPIO D’ABBANDONO E DI PACE DEL NOSTRO TEMPO: MARTHE ROBIN (1) – Tratto dal libro “ Abbandonarsi a Dio: il segreto della pace del cuore” di padre Pierluigi Chiodaroli.



(2) Dio Eterno, Amore Infinito! O Padre miO! Tu hai chiesto tutto alla tua piccola vittima; prendi dunque tutto e ricevi tutto... In questo giorno io mi dono e mi consacro a Te, totalmente e irreversibilmente. O Diletto della mia anima, mio dolce Gesù, Te solo io voglio, e per Tuo Amore, io rinuncio a tutto!
Mio Dio, prendi la mia memoria e tutti i miei ricordi, prendi il mio cuore e tutti i suoi affetti, prendi la mia intelligenza e tutte le sue facoltà. Fa' che essa serva solo alla Tua più grande gloria. Prendi la mia volontà tutta intera, è da sempre che l'ho annientata nella tua. Non più ciò che io voglio, mio dolcissimo Gesù, ma sempre tutto ciò che tu vuoi! Prendimi, ricedimi, dirigimi, guidami. A te mi consegno e mi abbandono. Mi consegno a te come una piccola Ostia d'amore, di lode e di azione di grazie, per la gloria del tuo Santo Nome, per la gioia piena del tuo Amore, il trionfo del tuo Sacro Cuore, e per il perfetto compimento di tutti i tuoi disegni in me e attorno a me.
O mio Dio, tutto il mio povero io è tuo! Fanne, te ne supplico, una piccola aggiunta alla tua umanità, tutta tua... tua proprietà... tutta per te... il tuo cielo d'Amore sulla terra. Che io non abbia più pensieri, voleri, desideri, interessi, gioie e sofferenze se non le tue.
Distruggi in me tutto ciò che può resisterti, infastidirti, dispiacerti; consuma tutto nel tuo immenso Amore, riduci tutto alla tua amabile Sovranità! Più nulla di me... più nulla di mio... più niente... Tu solo, o mio Gesù... nient'altro che tu solo sempre! Sii veramente la mia Vita, il mio Amore, il mio Tutto! Che io possa dire in tutta verità: Il mio io è Gesù, la sua Volontà, il suo Spirito, l'Amore Infinito, il Dio Buono, il Dio Santo che vive in me e si esprime attraverso tutte le mie opere.
Che ogni mia gioia quaggiù sia di farti conoscere buono come Tu sei Buono, di amarti, di imitarti, di offriti nel nome di e per tutte le creature. Che la mia vita sia la riproduzione perfetta ed incessante della tua Vita, la manifestazione del tuo Amore e la continuazione di quella di Maria Vergine e Martire. Che tutto in me esprima il mio amore per te e che io sia sempre pronta al sacrificio.
O Salvatore Adorabile! Tu sei l'unico Possessore della mia anima e di tutto il mio essere! Ricevi l'immolazione che ogni giorno e in ogni istante io ti offro in silenzio. Degnati di gradirla e di farla servire al bene spirituale e divino di tanti milioni di cuori che non ti amano, alla conversione dei peccatori, al ritorno degli smarriti e degli infedeli, alla santificazione di tutti i tuoi diletti preti, e in favore di tutte le Creature.
O Gesù, prendi il mio cuore, tutto il mio cuore, esso non domanda e sospira che di non appartenere mai che a te solo! Conservalo sempre accanto al tuo; conservalo tutto intero nel tuo, conservalo per sempre per il tuo, perché esso non si consegni e non si espanda in nessuna creatura. O Gesù! che il mio cuore sia veramente l'altare del tuo Amore e che la mia lingua faccia conoscere per sempre le tue Misericordie! Degnati, te ne supplico, di santificare tutte le mie parole, tutte le mie azioni, tutte le mie intenzioni, tutti i miei desideri! Sii veramente, o mia anima, il suo Tesoro e il suo Tutto! A Te io la dono e l'abbandono.